Un’opera d’arte non deve essere spiegata. E’importante "saperla vedere", come sosteneva qualche anno fa un critico. Misteri di argilla sono un caso a parte. Nel senso che colpiscono per colore e forme, suscitano emozioni, possono essere soggetti a svariate interpretazioni, ma sono indissolubilmente legati alla scritta che portano accanto.
“Le mie ceramiche sondano alcuni misteri della terra, dell’universo, dell’evoluzione e della vita” scrive Albi, l’artista. Un’affermazione che può sembrare un filo presuntuosa, ma è perfetta per le opere. Dove l’impatto visivo è importante, invoglia allo studio, ma la scritta accanto completa e moltiplica l’attrazione. Ognuna ha uno o più riferimenti dotti, specie alla mitologia, che sfumati dall’ironia dell’autore, si alleggeriscono e diventano un piacevole gioco. Ecco il vaso che, ovvietà, di chiama Teodora e riporta all’ippodromo di Costantinopoli. Una curiosa interpretazione della torre di Babele s’intitola Semiramide, inevitabile il riferimento, a luci rosse, all’Inferno dantesco. E' pop Umana gente no! dove una lattina di Coca Cola troneggia in mezzo alla semplificazione di un miliardo di amplessi e l’allacciamento al consumismo in tutti i sensi è facile. Meno immediato Vita = caso o necessità con il sole e i suoi tre pianeti (in alto). Immancabili il sarcofago egizio di Ex morte religio con il preciso riferimento alla paura della morte e alla religione (in basso). E Metaverso con mezzo panettone e l’allusione ai tre umani bisogni: cibo, sesso, soldi. Le opere sono esposte su due tavoli in piatti girevoli, per studiarle da diverse angolazioni. Su una parete quadri di Albi dall’impronta surrealista (al centro). Misteri di argilla è in mostra a Milano alla Galleria MZ, Via Maroncelli 7, fino al 27 maggio con orari 11-13/18-20.
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