Un altro attacco ai pregiudizi, legati a un periodo molto buio della storia italiana, ma ancora in parte attuali. Viene dal teatro con Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 27 novembre. Tratto dall’omonimo romanzo di Federica Seneghini, giornalista del Corriere della Sera e Marco Giani storico, docente e membro della società italiana di Storia dello sport racconta la fondazione della prima squadra di calcio femminile e la sua rapida abolizione negli anni del fascismo.
In scena le bravissime Federica Fabiani, Rossana Mola e Rita Pelusio nel ruolo di tre ragazze milanesi che decidono di costituire questa prima squadra. Considerazioni tipicamente femminili si alternano a piccoli resoconti famigliari, scherzi, prese in giro, commenti. L’entusiasmo alle volte lascia il posto all’incertezza, la passione per il progetto cresce fino a spezzarsi in un attimo. Nelle diverse scene il pallone è sempre presente. Vero protagonista è il feticcio, il simbolo della voglia di sfidare la maschilista mentalità dominante. Ma non è un pallone di cuoio come quello dei calciatori maschi, è di gomma. Perché questo imponeva il regime, oltre alla gonna invece dei pantaloncini per cui la palla poteva essere passata solo rasoterra per ovvie ragioni e sempre con un portiere uomo, meglio se ragazzino. Tutto questo perché il calcio non era considerato uno sport da "giovinette"in quanto poteva creare dei problemi per la maternità . L’ottima regia di Laura Curino, unita alla convincente recitazione delle tre attrici, riesce a mettere in risalto la ridicolaggine dei pregiudizi, ma anche l’atmosfera di paura e preconcetti che si viveva in quei tempi. Senza mai cadere nel drammatico, ma sempre con un approccio ironico, molto più efficace.
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