mercoledì 20 aprile 2022

PIU' CHE UN MEMOIR

Se proprio si vuole inquadrarlo, La terra promessa di Clara Farber (Jaca Book) è un romanzo storico di nuova generazione. Di nuova generazione perché, anche se è ambientato nella prima metà del secolo scorso, la narrazione è attuale, leggera, svelta, la lettura prende. Non è un caso che l’autrice Constance Weil Rauch (scomparsa nel 2015 a 82 anni) sia autrice di romanzi gialli di cui uno The Landlady del 1975 è stato un bestseller tradotto in diverse lingue (in italiano L’inquietante signora del piano di sopra, Sonzogno). Ma come dice il commento, in quarta di copertina, La terra promessa di Clara Farber “è tutt’altra scrittura”. 


Parla di Clara, una bambina con padre ebreo la cui famiglia è costretta nel 1939 per il nazismo a emigrare negli Stati Uniti. Un racconto quindi del viaggio, ma soprattutto degli anni a New York fino al dopoguerra. Episodi di vita comune, tra scuola, campus estivi, vacanze, s’intrecciano con gli avvenimenti del momento storico. Tutto ruota intorno a Clara, e a quello che le succede, agli incontri, alle difficoltà ma anche ai giorni felici, dai piccoli ai grandi eventi. Nonostante non sia scritto in prima persona è filtrato dalla visione della bambina. Reale, fedele ai fatti, con riflessioni alle volte infantili, ed emozioni comunque vere, sentite, provate. Perché l’autrice, le ha vissute davvero ed è quello che rende il romanzo interessante e singolare. Anche la storia del libro è particolare. Il viaggio di Clara-Constance, infatti, non parte dalla Germania, ma da Recco, Riviera Ligure, dove Hans suo padre, filosofo e allievo di Max Weber, aveva fondato in una villa con grande parco, chiamata Villa Palme, la Scuola del Mediterraneo, dove  bambini e ragazzi ebrei dai 6 ai 18 anni, allontanati dalle scuole per le leggi razziali, ricevevano un’istruzione secondo metodi d’avanguardia. Che si rivelerà anche un modo per metterli in salvo, dato che riusciranno a rifugiarsi in Svizzera, inscenando una gita in montagna. Villa Palme, abbandonata per anni, verrà poi divisa in appartamenti. Uno di questi nel 2010 viene acquistato da una coppia di scienziati che nelle cantine ritrovano dei ritagli di giornale sulla Scuola del Mediterraneo e le sue vicende. Grazie all’aiuto di un amico americano riescono a trovare dei documenti in proposito nel museo dell’Olocausto di Washington e arrivano a contattare Constance Weil Rauch. Tutto questo viene descritto in modo appassionante, attraverso la testimonianza dagli scienziati Maria Pia Abbracchio e Angelo Reggiani, la postfazione e la premessa di Giuliana Bendelli, professore di lingua e letteratura inglese presso l’Università Cattolica di Milano, che ha curato la pubblicazione, e le note bibliografiche della traduttrice Anna Maria Montanari. Completano il libro foto in bianco e nero di Villa Palme e Recco degli anni'30.


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