È una sorpresa la mostra Frammenti di Tullio Pericoli inaugurata il 13 ottobre a Palazzo Reale, a Milano. Di lui tutti conoscono i ritratti che meglio di tante parole mostrano tipologie umane, persone particolari, vicende, storie, fatti. In questa sua personale i ritratti ci sono, ma sono di persone, anzi personaggi reali, alcuni che l’artista ha avuto modo di conoscere, altri che appartengono al passato. Sono stati dipinti dal 1991 fino al 2018, senza alcun riferimento cronologico.
Ed è incredibile che di qualcuno di loro c’è un solo tratto, un particolare, un dettaglio che li rende riconoscibili, meglio di una biografia. Di Pasolini per esempio è l’espressione degli occhi. Di Marcel Proust c’è lo studio nell’abbigliamento. Dietro agli occhiali di Cesare Pavese si percepisce la vita, il dolore, il pensiero. Primo Levi è lieve e sfuggente (al centro). Samuel Beckett, dipinto varie volte, è cupo con gli occhi che scrutano (in basso). Non ci sono donne. Comunque i ritratti non sono che una sezione molto interessante della mostra. La maggior parte sono oli su tela con paesaggi. Paesaggi più immaginati che visti. Paesaggi dell’anima forse, nei quali si intravvedono figure, ombre, qualcosa di altro rispetto al paesaggio, che però può essere letto in questo contesto. E poi ci sono i Frammenti piccoli, compatti, che emozionano. Colori, sovrapposizioni, dietro pensieri, ricordi che spingono alla riflessione. Ma anche fanno sorridere come gli acquerelli e matita o china su carta tipo Crack o Fuori registro, che raccontano strani percorsi.
La mostra, curata dal critico d’arte Michele Bonuomo in collaborazione con l’artista e con l’allestimento di Pierluigi Cerri, è aperta tutti i giorni dà martedì a domenica dalle 10 alle 19, fino al 9 gennaio. Il catalogo, con testi di Roberto Calasso, Giuseppe Montesano, Michele Bonuomo e Tullio Pericoli, è edito da Skira.
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