Alla mostra su Rosa Genoni nei sotterranei del magnifico Castello Visconteo di Abbiategrasso, si resta colpiti da come questa donna sia stata una vera eclettica, avanti e ante litteram non solo per i suoi tempi (1867-1954). Stupisce forse di più il fatto che se ne sia parlato così poco e che solo nel suo paese di nascita, Tirano in Valtellina, ci sia un giardino dedicato a lei. Non soltanto Genoni è stata una couturière, ma la prima in piena Belle Epoque a vestire le donne in modo confortevole, primato sempre attribuito a Mademoiselle Chanel.
Esempio d’indipendenza e volontà è stata una vera femminista e una socialista nel senso originale della parola, attenta al sociale e pronta a lottare contro le ingiustizie. Non a caso il sottotitolo della mostra è L’operaia della moda: genio ed emancipazione. La sua vita poi è da romanzo. Prima di diciotto fratelli di una famiglia modesta, con solo la terza elementare come titolo di studio, apprendista sarta a dieci anni, ha creato da sola una casa di moda a Milano, dove vestiva le signore della nobiltà e dell’alta borghesia. Ha avuto esperienze lavorative in Francia, per cui ha imparato il francese. Ha preso parte a battaglie per l’emancipazione delle donne lavoratrici e la tutela dei giovani. Madre single, si è sposata ed è andata a convivere con il padre di sua figlia, un importante avvocato, solo dopo la morte della suocera, che non consentiva il matrimonio per la diversità di censo. Unica italiana ha partecipato alla conferenza delle donne all’Aia nel 1915. Nel 1928 ha creato un laboratorio di sartoria per le detenute del Carcere di San Vittore. Ha insegnato alla scuola professionale femminile della Società Umanitaria, per moltissimi anni, dimettendosi nel 1931, per non giurare fedeltà al fascismo. Solo alcuni dati per un ritratto, che viene tracciato con fedeltà creativa nella mostra, presentata da Iniziativa Donna e curata da Elisabetta Invernici. All’ingresso una foto testimonia la sua partecipazione alla Esposizione Universale di Milano del 1906, con otto capi di cui uno solo si è conservato ed è a Palazzo Pitti, a Firenze. Il racconto della sua vita prosegue in dieci set cinematografici, così li definisce Invernici. Qui ci sono foto sue o di personaggi che ebbe modo di contattare, come sue clienti famose o sue concorrenti come Coco Chanel o attrici come Lyda Borelli, un’antesignana per Genoni delle attuali testimonial. Vari gli schizzi, come quelli del tanagra, primo esempio di abito, fluido come uno scialle, che poteva essere indossato in diversi modi.
E poi oggetti di arredamento, accessori, scarpe, borse, sedie, vasi, realizzati da abilissimi artigiani che, con la loro creatività, hanno voluto rendere omaggio alla prima stilista italiana. Un vero trionfo del saper fare, tipico del made in Italy. Completa la mostra Di Rosa Vestita, storia a fumetti di Rosa Genoni del bravissimo William Iasaac Zoe. Per info e appuntamenti 3515920238.
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