Fiori a tinte forti, esasperate, con un tratto alla Gauguin. Un piccolo motivo geometrico che, a guardarlo bene, è un occhio ripetuto. Farfalle stilizzate che volano su un campo bianco. Un pavone tra i fiori che sembra uscito da un vaso Ming e invece è ispirato
alla
Truck Art del Pakistan. L’immagine pop di un dollaro. Degli enormi occhi che
s’intravvedono tra macchie di colori. Fettucce bianche sfilacciate e sovrapposte
in modo casuale, che potrebbero essere il
frammento di un capo di Martin
Margiela. Fiocchi di tulle sull’azzurro, interrotti da una zip che fa pensare a
un provocante top. Sono mascherine. Diventate indispensabili, chissà per quanto
ancora, era inevitabile che si incominciasse a vederle come un accessorio e che
quindi la moda se ne interessasse. Erano apparse all’inizio, quando il
Coronavirus sembrava uno spauracchio da non prendere in considerazione. Con il
logo, erano state la creazione di gusto discutibile di alcune importanti
maison, accolte da celebrities alla ricerca di qualcosa per distinguersi. Queste sono
invece il frutto della creatività dei corsisti del Master in Fashion Design
dello IED di Milano, di cui la maggioranza stranieri. Dopo aver realizzato un
collage sul Coronavirus, i 14 studenti sotto
la guida del coordinatore Fabio Di Nicola, hanno progettato delle mascherine trattandole come
capi di abbigliamento in termini di tagli, materiali, colori, forme. “Siamo
stati i primi e ne è uscito un lavoro egregio…alcuni risolvendo con pattern
fantastici, altri ricordando il loro paese d’origine” ha spiegato Di Nicola.
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