sabato 18 gennaio 2020

RISO DOC


Non solo la cultura dà da vivere e da mangiare, ma fa ridere, of course volontariamente, con livelli di comicità elevatissimi. Lo spettacolo Sono bravo con la lingua ne è una delle più significative dimostrazioni. Per più di un’ora Antonello Taurino (nella foto)autore del testo, insieme a Carlo Turati, da solo sul palcoscenico con niente altro che una sedia e un cellulare in mano, riesce a tenere inchiodata alla poltrona il pubblico, ogni sera più numeroso, provocando continue, sentite risate. Non racconta barzellette, non si avvale di movimenti particolari, non imita né fa la caricatura di nessuno. Parla solo di parole, di linguaggio, appunto di lingue e lingua. Di cui nel titolo annuncia di essere bravo a usarla. Una frase ambigua, certo, che come dice lui stesso alla fine, visibilmente scherzando, gli serve per garantirsi un audience. Ma per quanto giochi sui significati doppi, sfiora la trivialità senza mai caderci, anzi aggirandola con eleganza. Taurino sul palco è un giovane che sta aspettando di essere chiamato alla Silicon Valley per essere coinvolto come linguista in un gruppo di ricercatori. Il cellulare ogni tanto suona e interrompe il suo affabulare. La chiamata non viene dalla California, ma dalla Puglia dove la mamma gli sta inviando pacchi con cibi tipici. Da lui si vengono a sapere molte curiosità linguistiche,si spiegano stranezze, decadono credenze. Non è vero che gli esquimesi hanno un’infinità di sinonimi per la parola neve. In realtà hanno un’infinità di tipi di neve, che noi italiani esprimiamo aggiungendo un aggettivo, ghiacciata, farinosa ecc. E’ invece vero che i finlandesi hanno un termine per esprimere la distanza che una renna può coprire senza fermarsi. Taurino usa le parole come oggetti con cui giocare, si esibisce in frasi palindrome. Esilarante il suo raccontare figure retoriche o l’impossibilità di accompagnare con i gesti frasi sulla semiotica o l’epistemologia. I suoi discorsi presuppongono un vocabolario vastissimo, una conoscenza profonda della lingua italiana e della struttura e delle radici di molte altre lingue straniere (en passant è laureato in lettere moderne con 110/110) ma anche di storia, letteratura, teatro. Il tutto con un occhio attentissimo all’attualità, come si vede dalle allusioni a fatti e persone, mai scontati però. Lo spettacolo è al Teatro della Cooperativa di Milano in prima nazionale dal 14 fino al 26 gennaio.    

Nessun commento:

Posta un commento