sabato 21 dicembre 2019

PER DONO PER DONO PER DONO...


Il regalo utile per Natale è il preferito. Tenuto conto che uno dei problemi del pianeta è lo smaltimento dei rifiuti e quindi dell’inutile. Sono quasi un’esasperazione del concetto i guanti Urban riscaldati a batteria della linea Warm me, of course per chi vive in questo emisfero e sopra l’Equatore. E’ anche vero che è difficile individuare l’oggetto funzionale per qualcuno che si conosce poco e superficialmente. Il rischio della caduta nel banale è sempre in agguato. L’alternativa è l’oggetto che stupisce. Una sfida ancora più forte, con dei rischi ancora più drammatici di non centrare l’obiettivo. "Un libro è meglio" è uno slogan giusto. Ma non sono molte le persone che leggono. Spronare alla lettura un                                 giovanissimo è un bene, ma spronare qualcuno in età matura può essere un gesto autoritario, impositivo, al limite dell’offensivo. A meno che si voglia fare un gesto polemico, che in certi casi potrebbe anche andare bene. E allora? Un criterio può essere quello del colorato e festoso, che a Natale è sempre il benvenuto, ma con qualche valenza saggia. Come il Chianti Clima Bottle o il Prosecco Clima Bottle, le proposte for Xmas di 24Bottles leader della fashion hydration industry con le bottiglie in acciaio riutilizzabile che mantiene le bevande fredde per 24 ore e calde per 12 ore (foto al centro). O la linea di accessori lifestyle Bally, ispirata ai lavori dell’artista-grafico Bernard Villemot, che negli anni ’70 ha curato l’immagine del brand. Sono quaderni, carte da lettere, borse e pochette da viaggio, un kit di matite in collaborazione con Caran D’Ache (foto in basso) e il famoso coltellino svizzero in collaborazione con Victorinox. Altrettanto colorata Monsieur Chaussette, una bambola che può essere apprezzata anche da adulti perché  perfetta da mettere sull’albero e simbolica. L’ha creata Marine Mistretta, francese di nascita italiana di adozione, da una tradizione nata negli Stati Uniti nel 1860 e recuperata nel 1929 con la grande depressione. Quando mamme e nonne cucivano pupazzi per figli e nipoti, utilizzando calze usate. Certo Doudou, così si chiama il Signor Calza, non è un riciclo, essendo realizzato con calze di cotone nuove e un’imbottitura in poliestere al 100%, ma è fatto a mano, made in Italy e non banale. Ne esistono con abiti diversi, si chiamano Gaston, Leon, Lucien, Marcel, Marin, ma assolutamente transgender si possono ribattezzare. Anche con nomi femminili(foto in alto).


mercoledì 18 dicembre 2019

MA I CALENDARI SI USANO ANCORA?




Sembrerebbe un oggetto obsoleto, ormai superato da qualsiasi strumento elettronico e invece il calendario prospera. Sempre meno da consultare  e sempre più oggetto  con finalità diverse.  Può essere il biglietto da visita di una società piuttosto che di una onlus, ma soprattutto uno spazio dove esibire la propria creatività e quindi essere oggetto regalo di prestigio. Basta pensare al Calendario Pirelli nato nel 1963, con l’interruzione dal 1974 al 1984, in tiratura limitata, diventato uno status symbol. Con nudi d’autore ben diversi da quelli del tipico calendario da camionista o dai calendarietti profumati da barbiere degli anni ’50. Quest’anno è stato affidato per la prima volta a un fotografo italiano, Paolo Roversi, che ha proposto dodici diverse interpretazioni della Giulietta shakespeariana “Perché c’è una Giulietta in ogni donna e non smetterò mai di cercarla”. E così fra Verona e Parigi, dove vive, Roversi ha ritratto giovani attrici o cantanti. Da Rosalia (foto in alto) a Emma Watson, a Mia Goth, tra le preferite  di Lars Von Trier e Luca Guadagnino. Ormai una consuetudine sempre più richiesta e apprezzata il calendario Beautiful Curvy, ideato da Barbara Christmann, alla sua ottava edizione (foto al centro). L’obiettivo mostrare come le donne curvy possono essere diverse fra loro e affascinanti. Ognuna ha scelto un personaggio a cui riferirsi: da Rihanna a Beyoncé da Ashley Graham a Cleopatra, da Ava Gardner a Marilyn, addirittura ad Audrey Hepburn, icona del filiforme.  Ultimo nato il calendario Moda sposa di Click e Chic, studio specializzato nella fotografia di matrimonio, che propone tredici scatti di abiti da sposa indossati, e fotografati nello stile della pittura prerafaellita. Moltissimi i calendari con cani e gatti, di cui alcuni come quello del canile l’Arca delle code, ottimo composit per mostrare ogni mese un cane adottabile diverso. Fra i più divertenti sicuramente il calendario Esselunga. Quest’anno il titolo è Classici da divorare con in copertina una tavoletta di cioccolato a forma di libro, tenuta da mani-spicchi di mandarino e una testa arancia. I classici vanno dal DiVino commedia al Dessert dei Tartari da Cime di rapa tempestose  a Gattolardo da Panna Karenina a Le mille e una noce. Ovviamente l’illustrazione di riferimento è uno still life-composizione con il cibo o la bevanda in oggetto. Irresistibile. 

domenica 15 dicembre 2019

NAPOLETANI A PRATO




Dopo Caravaggio: Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito: una mostra che si annuncia riservata a un pubblico di raffinati cultori. E invece i sedici dipinti, da vedere al Museo di Palazzo Pretorio di Prato dal 14 dicembre al 13 aprile, hanno tutte le caratteristiche per incuriosire e affascinare il visitatore più superficiale o meno colto. 

Intanto è interessante la provenienza. Tre sono di Palazzo Pretorio 
(in alto a sinistra), ma gli altri fanno parte di una raccolta costruita dagli anni Settanta in poi da Giuseppe De Vito, imprenditore di Milano nato a Portici e scomparso nel 2015, con un approccio all’arte  particolare. Appassionato della pittura napoletana, all’acquisto previlegiava lo studio dell’opera, che portava avanti sia di persona sia coinvolgendo giovani nella ricerca. Tanto da aver raccolto numerosi scritti in proposito e aver fondato il periodico Ricerche sul ‘600 napoletano. La mostra, curata da Rita Iacopino direttrice del museo di Palazzo Pretorio e da Nadia Bastogi direttrice della Fondazione De Vito, riflette il suo pensiero. Divisa in quattro nuclei evidenzia i diversi modi dei pittori di guardare alla pittura del Caravaggio. Nel primo si avverte forte l’influenza del suo naturalismo. Sono due opere del Battistello, forse l’allievo più noto del Merisi, e San Giovanni Battista nel deserto di Massimo Stanzione (nella foto in basso un particolare).Nel secondo all’iconografia religiosa subentra il ritratto di pensatori, filosofi, profeti.Vi appartiene  Sant’Antonio Abate di Jusepe de Ribera, spagnolo di nascita ma figura determinante tra i napoletani, due ritratti di un non identificato Maestro dell’Annuncio ai Pastori e Uomo con cartiglio di Francesco Fracanzano (nella foto in alto, a destra). Segue un nucleo che ha protagoniste donne, dalle sante alla samaritana, alle figlie di Loth. La pittura si addolcisce. Anche la rappresentazione dei martirii non è mai nel momento clou, ma prima o dopo. Niente sangue o scene truculente. Si prelude al barocco e si comincia a sentire l’influenza dei fiamminghi e dei veneti. Nell’ultima sezione ci sono quattro opere di Mattia Preti e una di Nicola Malinconico, ormai in pieno barocco, dove lo studio della luce continua a essere straordinario, ma è forte anche l’attenzione ai dettagli, come le mani dei personaggi o la trama dei tessuti. Qui da vedere  un video che racconta  le indagini in corso  nei laboratori di Restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze su Giacobbe e il gregge di Labano, dipinto proveniente dai depositi del Museo del Pretorio, forse replica di uno di Ribera conservato all’Escorial, vicino a Madrid.(Le foto sono di Giovanna Dal Magro).  

sabato 14 dicembre 2019

PER NON DIMENTICARE



E'successo cinquant'anni fa, eppure riesce ancora difficile pensare che sia successo davvero e che non siano stati trovati i responsabili di quel 12 dicembre alla Banca dell'Agricoltura di Milano. Chi ha vissuto in quegli anni ha ricordi di quel tragico pomeriggio. Qualcuno anche particolare. Come la ragazza di vent’anni, ora anziana signora, che racconta di un compagno di elementari in una scuola italiana all'estero. Era il primo della classe, sempre perfetto, non simpatico, figlio di un generale della NATO. Non si vedevano da dieci anni. Lui le telefona, le dice che è venuto a Milano per frequentare l'università, la stessa alla quale è iscritta lei. Non ha amici, vuole rivederla e conoscere persone. Si autoinvita a casa sua per un tè alle 16,30, proprio del 12 dicembre. Strano, in quei tempi i giovani evitavano di incontrarsi nelle case di chi viveva con i genitori, come quella ragazza. Anche l'orario è insolito. L'appuntamento standard è l'aperitivo serale. Lei abita in un elegante palazzo borghese, con efficiente portineria, a quindici minuti a piedi da Piazza Fontana. Lui si presenta puntuale, ha modi gentili ed educati. Si sente un terribile boato. La mamma della ragazza, che è in casa, arriva in soggiorno e commenta "Sarà il solito pneumatico scoppiato". Il ragazzo non si pronuncia, prende il tè, si dichiara contento di averla rivista. Lei gli promette che lo coinvolgerà fra i suoi amici. Non gli chiede il numero di telefono, immagina, anzi è sicura, che presto lui la chiamerà. La sera il telegiornale riporta la notizia della strage, la mamma, tra il faceto ma non troppo, osa un probabile legame fra il ragazzo e la bomba. La ragazza le da' della pazza, si offende. Passano le settimane, i mesi, lui non si fa sentire, lei guarda negli elenchi degli iscritti all'Università. Il suo nome non compare. È un po' seccata che non si sia fatto vivo, ma poi se ne dimentica. Molti anni dopo racconta la cosa a un'amica, giornalista impegnata, che individua subito troppe coincidenze. L’ex ragazza cerca su internet l'ex ragazzo. Con quel nome ce n’è più di uno. Se lui o ha messo la bomba o l’ha usata come alibi, ipotesi più probabile, ormai è troppo tardi per dire qualcosa. Di storie come queste chissà quante ce ne sono. Qualcuna forse è diventata lo spunto, l’ispirazione per riprendere in mano l’argomento, dopo mezzo secolo. E’ in scena in prima nazionale a Milano, al Teatro Elfo Puccini il 9 e dal 10 al 15 dicembre al Teatro della Cooperativa, Il rumore del silenzio con Laura Curino e Renato Sarti (nella foto in alto) che ne è anche l’autore e il regista.   Sempre a Milano alla Cascina Cuccagna è stato presentato un filmato con musiche dell'epoca, ben costruito da Alberto Roveri, con le foto del catalogo della mostra Il lungo ’68…e noi c’eravamo, a cura di Giovanna Calvenzi e Alberto Roveri, che racconta gli anni dal 1968 al 1978, con le foto di 28 fotografi(Nella foto di Alberto Roveri, una manifestazione operaia ad Arese nel 1974). Domani a Palazzo Marino a Milano, è in programma la performance di Ferruccio Ascari Chi è stato ? prodotta dall’Associazione Non dimenticarmi, in memoria delle vittime. Con ingresso libero.  



martedì 10 dicembre 2019

(NON) E' NATALE ANCOR...


C’è stato Halloween, zucche dappertutto. Bambini, in enormi condomini con scale fino alla M, che davanti alle porte ripetevano dolcetto e scherzetto, come 
i coetanei della provincia americana, in placidi viali di villette. Poi è arrivato il Black Friday, chissà se qualcuno si è reso conto che nel 1929 non è stato proprio una meraviglia. Un successo incredibile, saldi fuori stagione. Qualcuno come De Wan a Milano ha ironizzato una settimana prima con White Friday. Ma quanti l’hanno capito? Quasi in contemporanea il Thanksgiving, festa yankee al cento per cento, non con data fissa ma al quarto giovedì di novembre, è arrivata anche lei. Alla faccia degli animalisti e dei vegani, perché tutto parte da un povero tacchino, nelle case italiane più branchés, o meglio per essere coerenti più cool, si sono scatenate le celebrazioni. Con i dubbi: Solo il tacchino o anche qualche regalo? Chi si deve invitare? Qualcosa che poteva aver senso nei ristoranti metropolitani a beneficio delle comunità Usa, e quindi del bilancio, è diventata un’iniziativa esterofila e ridicola. Perché allora non festeggiare il 14 luglio?  Ma si sa la Francia è troppo vicina e non fa cittadini del mondo. Menomale che sempre a imitazione di quello che succede oltre Oceano (Atlantico) i preparativi natalizi fervono con grande anticipo, anche da noi. E non è un male. A parte l’attesa sempre più enfatizzata per i bambini e la contentezza dei commercianti, le luminarie rallegrano e riscaldano. Gli addobbi sono sempre più sofisticati, meno buone feste e stelle comete e più creazioni intriganti, da tenere anche fino a Pasqua. Qualche Babbo Natale si arrampica ancora su per i balconi. Non è più una novità, ma colora ed è divertente. E poi ci sono gli alberi di Natale speciali e firmati. Spelacchio, quello di Roma in Piazza Venezia, è bianco e pieno di luci, quello di Milano in Piazza Duomo è un cono che cambia colore. Un sondaggio sul profilo Facebook della free press Leggo indaga quale piaccia di più. Per Il Natale dei 100 alberi d’autore ,serata charity ideata da Sergio Valente quest’anno a sostegno dell’Unicef, varie le proposte. C’è il Fluffy Effect di Carlo Pignatelli in plexiglass lavorato al laser con effetto manto di neve e palline d’oro(al centro). Coloratissimo, sempre in plexiglas, Alberobello di Martino Midali, realizzato da Marco Lodola e Giovanna Fra. Tra le luci d’autore non poteva mancare un omaggio a Leonardo da Vinci, alla fine delle celebrazioni per il cinquecentenario. Ed ecco, a Milano, Pensiero luminoso, una frase del genio fatta di luci realizzata da Antonio Spiezia, artigiano di Napoli, posizionata nella via che conduce al Cenacolo (in alto).