"E'
difficile spiegare cosa avevo in mente, se avessi saputo quello che volevo dire,
forse non l'avrei mai fatto" dice Maria Cristina Carlini, alla posa della
sua opera Impronte, nel Museo del Parco
di Portofino(nella foto al centro l'artista con la sua opera). La frase apparentemente evasiva, racconta invece molto
dell'artista e soprattutto della sua concezione dell'arte. Stupisce, ma si
rivela profonda e intelligente, soprattutto considerando che ora chi disegna
qualcosa, dall'abito al
portaombrelli, dal grattacielo alla scarpa, parla
sempre d’ispirazione, tirando in ballo preferibilmente pollai della nonna,
primo giorno di scuola, sabbia del deserto ecc. Per Carlini creare un'opera viene
da una
spinta interna "Sento che devo farlo". E aggiunge, un filo
ironica, ma lontano da qualsiasi falsa modestia, non nel suo stile: "Il
mio capolavoro devo ancora farlo". Le sue sculture sparse per le gallerie
e i musei del mondo sono, anche fisicamente, realizzate da lei. Nel suo studio
a Milano, possiede forni e attrezzi di ogni tipo. Solo per le grandi opere come
La nuova città che sale, alta 10
metri e inaugurata per l’Expo, si avvale della collaborazione di artigiani che
segue momento per momento e nei minimi dettagli. Impronte è un pannello di ferro diviso in riquadri. In ogni
riquadro c'è qualcosa di diverso. Può essere grès arrotolato, pezzetti di
legno, fossili protuberanti, sopra ad alcuni sono applicate delle foglie d'oro.
I materiali usati sono gli stessi di sempre. Come commenta Carlini
"trasmettono le memorie che suscitano i materiali dei tempi antichi".
E' restia a dare un titolo alle opere. E' il pubblico che può leggerle come
desidera. In un riquadro si può vedere un profilo da statua greca, che scompare
se si guarda dal davanti, in un altro riquadro si può, per un attimo e un
attimo solo, scorgere un animale, un albero. "I suoi pezzi non potrebbero
chiamarsi diversamente, perché anche le parole da lei scelte sono testimonianza
di natura tradotta", scrive Serena Mormino, critica d'arte e curatrice del
Museo del Parco. Con lei e il presidente del Museo Daniele Crippa l'autrice ha
posizionato la sua opera su un muro a secco, in una delle fasce affacciate sul
porticciolo. Chi ha visto il parco prima del suo inserimento ha l'impressione
che ci sia sempre stata. Come ha osservato Mormino interloquisce perfettamente
con l'ambiente, "sembra un fossile generato dalla natura di
Portofino". Ma non è un site
specific, la sua forza è tale che risalterebbe dovunque. E' un'ulteriore
motivazione a visitare il museo, nato nel 1987 nei giardini del castello Brown,
ma ancora poco conosciuto, nonostante il livello della collezione , che ogni
anno si arricchisce di opere firmate dai massimi nomi della scultura moderna e
contemporanea. Da Man Ray a Fontana e Depero, da Beuys a Guttuso, da Arman e Vautier a Spoerri e
Rotella, fino ai più recenti Cracking Art Group con i suricati rosa e le
rane, e Stefano Bombardieri con l’enorme rinoceronte imbragato.
Info: www.museodiportofino.it (in basso l'ingresso del Museo).
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