Il bacio (Robert Doisneau) |
Si erano conosciuti da piccoli per via di amicizie
famigliari. Lei, una brunetta molto graziosa con un corpo scattante e
atletico, sportivissima e infaticabile nuotatrice. Lui, per quanto nato in
Italia, denunciava le sue origini teutoniche (lato positivo), non tanto per
il fisico alto e slanciato, quanto per la serietà, il doverismo e un
innato senso di giustizia. Per cui era sempre pronto a opporsi ai forti e
arroganti per difendere i più deboli. C’era stata subito un’intesa tra loro,
nonostante lui fosse tendenzialmente un solitario e lei, insofferente al nugolo di maschi che le
ronzavano intorno. Avevano fatto varie vacanze insieme, sia al mare che in
montagna. Non si separavano mai tranne quando lei, spericolata, si tuffava
nelle onde o addirittura nelle acque gelide di un torrente o di un laghetto
alpino. Lui, per quanto buon nuotatore, preferiva starla a guardare. Da piccolo
aveva avuto una brutta esperienza in Costa Azzurra e non l’aveva dimenticata.
Ma sarebbe stato pronto a intervenire per salvare l’amica se si fosse
trovata in difficoltà. Tra loro c’era stato solo qualche bacio furtivo,
nonostante molti loro coetanei avessero già avuto rapporti sessuali. Si
completavano perfettamente. Lei era sempre piena d’ idee e iniziative. Lui, più
riflessivo, ogni tanto la fermava, ogni tanto si dava da fare per mettere a
punto la realizzazione e gli aspetti tecnici. Un brutto giorno, al rientro di una
vacanza, lui si era ammalato di un male incurabile, inutili erano state le cure
e le operazioni. Nessuno aveva informato lei della sua morte e comunque lei non
si era preoccupata, dato che in inverno capitava spesso che non si vedessero
per mesi. Un giorno era andata con la famiglia a casa di lui. Quando si era
aperta la porta e non l’aveva visto subito, era rimasta perplessa. In genere
lui arrivava tutto allegro, spesso con un nuovo gioco da proporle. Lei
si era guardata intorno e, indispettita, aveva pensato che lui non la volesse più
o magari in quei mesi avesse trovato un’altra. Senza dire niente era corsa in
camera sua, dove lui teneva i giochi, per prenderne uno e fargli vedere che non
era venuta per lui ma per quelli. Nella stanza Zazie aveva capito qualcosa, era
tornata in soggiorno, si era distesa ai piedi della sua padrona e non si era
più mossa. Inutili erano state le carezze e i tentativi della padrona di Popolo
di farla giocare per consolarla.
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