Tre libri scritti da tre donne,
che hanno vissuto da protagoniste gli
anni della contestazione dal’68 ai’70.Presentati da tre donne, Angela
Giannitrapani, Vittoria Longoni, Marilena Salvarezza, alla Casa delle Donne di
Via Marsala a Milano, con un pubblico al 98% femminile. Il marchio femminista
sembrerebbe scontato, con dibattito sulle rivalse, sul cammino percorso,
eccetera. E invece l’incontro ha avuto un percorso
inatteso, quasi spiazzante. Il tema femminismo è stato solo sfiorato, ma come
una certezza acquisita, come dato di fatto. Proprio partendo dai tre libri, in
nessuno dei quali per quanto autobiografici c’è un’insistenza su questo
soggetto. Le madri, per esempio, sono figure appartenenti a un passato, superatissimo.
Le donne speciali non sono protagoniste. In Gli
anni forti di Paola Martini (ed.Manni) c’è Tata, capace con la sua
mentalità contadina e il suo motto “fare non pensare” di tirare le file della
grande casa nella campagna di Empoli, dove la mamma è troppo fragile per farlo.
Sullo sfondo, che poi diventa scena principale, di Firenze della contestazione,
fino al caso Moro. In Incontri all’angolo
di un mattino di Lia Migale (La Lepre Edizioni), la storia di una
generazione parte da Teramo, dove la scrittrice ha vissuto i primi anni e prosegue a Roma. Racconta le
rivoluzioni di quel momento con le esperienze, non con i fatti. E per far
questo utilizza le stelle comete,
personaggi reali, non più fra noi, con i quali ha vissuto queste esperienze. Uomini
e donne. La donna speciale in Sono io la
tua sposa Marina (ed.L’Iguana) di Donatella Borghesi è Marianna, vedova del
capo palombaro ed eroe viareggino Alberto Gianni, nonché nonna dell’autrice.
Che a differenza di Martini e Migale, non scrive in prima persona. Parte, appunto,
da Marianna la saga della sua famiglia, per arrivare agli anni ’60-‘70 con le
vicende di Alberta, sua replicante,
fino a Carlotta, replicante di sua
figlia. Come ha detto Borghesi il memoir,
costruito fedelmente su lettere e documenti, si mescola alla fiction di cui spesso prende i ritmi.
Come nel primo capitolo con l’avvincente scena dell’Artiglio, la nave del nonno palombaro, che salta in aria. Una
sceneggiatura da film.
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