Il
limite fra installazione artistica e balletto è sempre più sottile. Forse agli
amanti della danza pura la cosa può non piacere, ma in compenso avvicina alla
danza molti non appassionati. E’ il caso
di Il Barbiere di Siviglia nella
versione balletto. Proposto dalla compagnia Artemis Danza, con la coreografia, le
scene e le luci di Monica Casadei, per i centocinquant’anni dalla morte di
Gioachino Rossini, ha debuttato a Pesaro nello storico Teatro Rossini. Fino al
9 dicembre è al Teatro Menotti di Milano. Sul palcoscenico venti ballerini di cui dieci protagonisti,
nei quali si moltiplica il personaggio di Figaro. Ma anche i ruoli di Rosina,
Don Basilio, il Conte d’Almaviva sono solo accennati e si contaminano con
quello di Figaro, senza distinzione di gender. Straordinari i movimenti, velocissimi,
senza un attimo di pausa. I danzatori si mescolano tra loro, si scontrano,
le traiettorie dei loro voli si
intersecano. Si riuniscono a formare appunto delle installazioni per poi, altrettanto
rapidamente, disperdersi. Un ruolo
fondamentale lo giocano i costumi, curati da Daniela Usai. Ci sono quelli
storici, frutto di una collaborazione con il Rossini Opera Festival e con il Teatro
Comunale di Bologna. Lunghe palandrane di velluto damascato, gonne di broccato,
bluse con maniche a sbuffo, dall’aspetto
così pesante che ci si domanda come riescano i ballerini a muoversi con quelli
addosso. E poi ci sono abiti che riecheggiano gli anni Cinquanta, pantaloni,
aderenti gilet, camicie e giacche dai tagli sartoriali, accessoriati con
cravatte, realizzati da A.N.G.E.L.O Vintage Palace, uno dei nomi più importanti
del vintage italiano. Alle musiche di Rossini si alternano delle elaborazioni
musicali e dei brani originali di Luca Vianini. Divertente e coinvolgente
il finale-bis dove ognuno dei dieci danzatori protagonisti si esibisce in
straordinari assolo, che sono delle vere e proprie performance acrobatiche (Foto di Luigi Angelucci).
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