proprio lavoro e del suo sviluppo, della poetica, dell’influenza e del rapporto con altri artisti, come De Chirico, Max Ernst e anche i futuristi italiani. La mostra riporta il percorso e lo continua fino all’ultima opera, la scultura La Gioconda, tratta dall’ omonimo dipinto, realizzata nel 1967, anno della morte. Questo itinerario creativo, non necessariamente in forma cronologica, si divide in sette sezioni. Dall’astrattismo agli inizi del surrealismo e del metafisico. Dal periodo parigino dal 1927 al 1930, quando Magritte si unisce ai surrealisti francesi, a quello in cui cerca delle affinità elettive tra gli oggetti, la scarpa e il piede, l’uovo e la gabbia, il naso e la pipa. Ed è anche il momento dei manifesti pubblicitari per sigarette, liquori, caramelle, sciroppi. Quindi c’è la fase definita Renoir in cui adotta uno stile molto vicino agli impressionisti. Segue quella che lui chiama la période vache, con colori violenti e allusioni al fauvismo. L’ultima sezione è dedicata ai capolavori più noti. Per evidenziare il rapporto e l’ispirazione ad altri artisti, in mostra anche opere di Morandi, Carrà, Balla, De Chirico, Boccioni, Ernst, Sironi. Oltre a una novantina di dipinti prestati dai più importanti musei e collezioni private del mondo, documenti, fotografie, filmati, le famose bottiglie con le nuvole e appunto La Gioconda in bronzo, collocata davanti alla vetrata con straordinaria vista sul lago. Notevole il catalogo edito da Skira, redatto da Xavier Canonne, Julie Waseige e Guido Comis, curatore del MASI. Come la mostra, appassiona, entusiasma e aiuta a rivelare aspetti sconosciuti e interessanti del genio Magritte (foto di Giovanna Dal Magro).
lunedì 17 settembre 2018
CECI... EST UN GENIE
proprio lavoro e del suo sviluppo, della poetica, dell’influenza e del rapporto con altri artisti, come De Chirico, Max Ernst e anche i futuristi italiani. La mostra riporta il percorso e lo continua fino all’ultima opera, la scultura La Gioconda, tratta dall’ omonimo dipinto, realizzata nel 1967, anno della morte. Questo itinerario creativo, non necessariamente in forma cronologica, si divide in sette sezioni. Dall’astrattismo agli inizi del surrealismo e del metafisico. Dal periodo parigino dal 1927 al 1930, quando Magritte si unisce ai surrealisti francesi, a quello in cui cerca delle affinità elettive tra gli oggetti, la scarpa e il piede, l’uovo e la gabbia, il naso e la pipa. Ed è anche il momento dei manifesti pubblicitari per sigarette, liquori, caramelle, sciroppi. Quindi c’è la fase definita Renoir in cui adotta uno stile molto vicino agli impressionisti. Segue quella che lui chiama la période vache, con colori violenti e allusioni al fauvismo. L’ultima sezione è dedicata ai capolavori più noti. Per evidenziare il rapporto e l’ispirazione ad altri artisti, in mostra anche opere di Morandi, Carrà, Balla, De Chirico, Boccioni, Ernst, Sironi. Oltre a una novantina di dipinti prestati dai più importanti musei e collezioni private del mondo, documenti, fotografie, filmati, le famose bottiglie con le nuvole e appunto La Gioconda in bronzo, collocata davanti alla vetrata con straordinaria vista sul lago. Notevole il catalogo edito da Skira, redatto da Xavier Canonne, Julie Waseige e Guido Comis, curatore del MASI. Come la mostra, appassiona, entusiasma e aiuta a rivelare aspetti sconosciuti e interessanti del genio Magritte (foto di Giovanna Dal Magro).
Grazie Luisa che con l'eleganza della tua penna ci fai viaggiare accanto a te...
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