Solo una C e una T diversifica i cognomi. Sono
tutti e due svizzeri e anche se loro opere sono quanto di più diverso si possa
concepire, raccontano entrambe un secolo di cambiamenti nell’arte. Non è quindi
per un gioco di parole che si è
voluto inaugurare le loro retrospettive nello stesso giorno, il 10 giugno. Echi dall’antichità.Carl
Burckhardt(1878-1923).Uno scultore tra Basilea, Roma e Ligornetto è al Museo
Vincenzo Vela fino al 28 ottobre a Ligornetto, vicino a Lugano, dove lo
scultore è morto. Balthasar Burkhard. Dal documento alla fotografia monumentale è al
MASI Museo d’arte della svizzera italiana nel LAC di
Lugano, fino al 30
settembre. Due sedi diverse, ma da vedere entrambe a prescindere dalle mostre.
La prima è una villa ottocentesca, abitata dal pittore Spartaco Vela, figlio
dello scultore Vincenzo e donata nel 1892 alla Confederazione
Svizzera.
Ristrutturata da Mario Botta, è circondata da uno straordinario giardino(foto in alto).
All’interno c’è la gipsoteca di Vincenzo Vela, i quadri di Spartaco e le
sculture animaliste del fratello Lorenzo.
Varie sale sono dedicate alle mostre temporanee, come appunto quella di
Carl Burckhardt. Dove si racconta lo scultore dalla formazione a Basilea e a
Monaco al soggiorno romano, fino al ritorno in Svizzera. Attraverso opere che
vanno dai monumenti di personaggi, da piazza, ad altre che sentono l’influsso
di maestri come Klinger e Rodin e nelle quali si avverte la difficoltà
dell’artista di liberarsi dalla tradizione.Fino a interpretazioni
all’avanguardia, come la Venere di Milo in marmi di tre colori(foto a sinistra). Ci sono anche
quadri, soprattutto paesaggi dove il colore si stempera, in una pittura quasi protocubista.
Segue un percorso strettamente cronologico la prima
retrospettiva di Balthasar Burkhard al piano inferiore del LAC, imponente
architettura in vetro, progettata da Ivano Gianola sul lungolago. Nato a Berna
nel 1944, dove muore nel 2010, Burkhard dopo gli inizi dal grande fotografo
Kurt Blum, diventa il reporter della scena artistica internazionale a fianco
del curatore Harald Szeemann. Sono gli anni delle prime installazioni e delle
performance. Quindi va a Los Angeles dove tenta senza successo la carriera di
attore, poi a New York. Qui entra in contatto con Warhol e gli artisti della Factory e molte sono le
foto che testimoniano questo periodo.
Fra i temi che più sembrano appassionarlo
c’è il corpo umano, senza gli eccessi estetizzanti alla Mapplethorpe, ma
con un’attenzione quasi anatomica. Come le macrofoto delle gambe maschili
fotografate come lesene (foto in basso) o i busti femminili o maschili di
schiena o ancora il corpo nudo disteso di una donna sezionato in varie foto,
che introducono l’idea del movimento (foto al centro). E poi gli animali, il cammello, il leone,
l’asino. O ancora foto dall’alto di Chicago, autostrade di Los Angeles o
paesaggi che evocano quelli della pittura. Le ultime due opere sono nature
morte di fiori su fondo nero.
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