“La mostra non è solo un omaggio, a vent’anni dalla
morte, per il ruolo importante che ha avuto nella scena artistica ma un risarcimento
per non essere stato capito dalla critica nell’esposizione nel 1992”. Così ha
detto Domenico Piraina direttore di Palazzo Reale di Milano, nel presentare Alik Cavaliere. L’universo verde, da
domani al 9 settembre in varie sedi, con il focus nella Sala delle Cariatidi, a
Palazzo Reale, dove appunto l’artista espose nel 1992. L’affermazione non è né
esagerata né di circostanza, ma doverosa per un grande maestro che fra i primi ha affrontato il tema
ambientale ed ecologico. Come ha ribadito Filippo Del Corno, assessore alla
cultura, Cavaliere ha evidenziato la relazione tra uomo e natura e visto la natura non solo come “matrice di
immaginario” ma come “irrinunciabile prospettiva di vita”. Per Elena Pontiggia,
curatrice della mostra, nessun artista nel Novecento ha scolpito come lui “il
mondo della vegetazione”, “l’universo verde delle foglie”. Un filosofo-scultore
capace di intrecciare e mettere insieme voci, linguaggi, esperienze diverse.
Dall’ispirazione a De Rerum Natura di Lucrezio e al mito al realismo. Dall’informale,
con una ricerca, sulle orme di Giacometti, della linea nello spazio, piuttosto
che del volume, al surrealismo di cui ne sono esempio le mele, omaggio a Magritte. Nella Sala delle Cariatidi,
cornice perfetta con la sua affascinante fatiscenza e le sue rovine, ecco gli
oggetti chiusi in una rete metallica, gli arbusti piegati, l’armadio per le
mele, la gabbia in cui è imprigionato un cardo, fino alla grande pianta, che è
Dafne trasformata in albero, ma non inseguita, come nel mito, da Apollo. Al Museo del Novecento ci sono Le avventure di Gustavo B., sculture e
dipinti che raccontano le vicende surreali di un certo signore, alter ego dell’artista (al centro).
A Palazzo Litta, nel giardino del Cortile d’onore, spicca una grande
installazione, mentre alle Gallerie d’Italia le opere riprendono il tema della
natura chiusa nelle gabbie e della libertà (in alto). All’Università Bocconi sono esposte
le incisioni realizzate a quattro mani con Vincenzo Ferrari, e al Centro Artistico
Alik Cavaliere di via De Amicis ci sono, all’interno e nel giardino, opere di
varie dimensioni fra cui il quasi pop E ne ha così assoluta certezza quanto se
n’abbia l’istessa natura, realizzato tra il 1966 e il 1977 in bronzo,
acciaio e plastica(in basso). Edito da Silvana Editoriale il catalogo, con testi di Elena
Pontiggia e altri critici, una poesia sull’artista di Miklos Varga e una
testimonianza della figlia Fania
martedì 26 giugno 2018
giovedì 21 giugno 2018
TUTTO PUO' SUCCEDERE
Succedono molte cose prima, dopo, durante le
fashion week. In quelle dell’uomo a giugno, specialmente, forse perché a
ridosso dell’estate tutti hanno voglia di dire la loro. A Firenze è iniziata con il Pitti e finisce domani, la
mostra Fanatic Feelings, dedicata ai
Mondiali di calcio nel Complesso di S.Maria Novella. Nei saloni, a fianco dei
chiostri, video e
foto dei goal e dei momenti magici, ma anche di sfilate con
capi che allo sport si ispirano, macrofoto delle maglie degli azzurri anno per
anno e un’installazione in legno che simula il disordine lasciato dai tifosi
sugli spalti (a destra). Può sembrare un contentino per la Nazionale esclusa, confermato da altri segnali. Come il
lunghissimo calcetto argentato con
intorno le nuove sneakers da Corneliani al
Pitti (in alto). Sempre a Firenze ci sono state aperture o rinnovo di boutique. Moda
femminile da Distante Cashmere, nell’articolato e accogliente spazio in Via
dell’Oriuolo: variazioni sul tema del blazer e una capsule con otto pezzi
risolutivi per chi viaggia. A Milano Giulia Rositani ha colto l’occasione della
fashion week per mostrare, sulla Terrazza Martini, abiti, gonne plissé soleil,
bluse over con disegni e ricami, da lei eseguiti e poi riprodotti
sul tessuto, che raccontano la favola del Drago e La Fenice. Dalla pittura negli
abiti ai disegni di abiti. Flavio Lucchini, mitico direttore di Amica e di
Vogue Italia degli anni ’70-'80, ha realizzato un cahier, in 100 copie, con disegni a tempera e colori acrilici di schizzi presi dalle sfilate di Giorgio
Armani, Romeo Gigli, Gianni Versace, dal 1989 al 1993. Esposti nella My own gallery
al Superstudio più. Arriva a Firenze con una sfilata maschile (al centro) e poi a Milano
con un’interessante relazione del suo CEO Javad Sedghamiz, Persian Idea. E’ un
innovativo ecosistema per lo sviluppo della Fashion Industry con base in Iran.
Obiettivo entrare nel sistema moda internazionale attraverso l’Italia. E i
numeri, cioè determinazione e creatività, ci sono. Non manca la presentazione
di un libro. S’intitola Donne 6.0 Il lato
forte di una certa età. Le autrici, al loro terzo lavoro a quattro mani,
sono le giornaliste di moda e costume
Daniela Fedi e Lucia Serlenga. I consigli ci sono, così come le curiosità,
magari carpite a una gola profonda
con contatti all’Eliseo per i segreti di una deliziosa Première dame. Ma, come anticipa il titolo e conoscendo la
scrittura delle due signore, è l’ironia la vera protagonista, quella che
permette alle over sixty di competere
in seduttività anche con le under anta.
lunedì 18 giugno 2018
GRAN FINALE
Ultimo giorno di
moda maschile a Milano. Dopo Giorgio Armani e Fendi, sfilano gli emergenti,
supportati da Camera della Moda. Come Aalto, marchio femminile parigino
lanciato nel 2014 dal finlandese Tuomas Merikoski. Donne, giovani e meno
giovani, solo qualche modella, corrono o
camminano stile maratona. Con spolverini,
completi jeans, abiti, bermuda attillati, costumi da bagno, con tagli
semplificati e tessuti innovativi. Il nome Hunting World può trarre in inganno
e suscitare diffidenza. Errore. Niente sahariane o tenute da cacciatore della
savana, ma ispirazione alla natura,
marina in particolare, come dice il video lungo la passerella. Niente animali cacciati, ma stampe con i sette
mari o scene marittime. Giacconi, spolverini e impermeabili da velista, anche nei
toni accesi dell'arancione. Da Sartorial Monk ragazzi e ragazze sono scalzi, as
usual. Per loro capi di ogni genere: dall'abito per lui alla gonna
portafoglio per lei, dalla giacca lunga a quella corta per lui, all'abito per
lei. Tutto ha tagli sartoriali, come dice il nome, e nella prima uscita è bianco.
Poi seguono i colori e gli stampati. Chiude le sfilate Frankie Morello in
un’ambientazione spaziale e musiche da Odissea
nello spazio. La passerella si apre con la tuta argentea da astronauta per
lui e per lei, si chiude con capi dagli inserti cangianti, sulla giacca di lei
e sul completo di lui (in basso), passando da
stampe con Madonne e Assunzioni in cielo. Simple
beauty by the sea è la collezione di
Testoni dove l’azzurro Heaven domina.
Intrecci per slip on e slippers (al centro). Nelle sneakers suole di sughero. Debutta
a Milano Spyder, marchio americano che da trent'anni veste la nazionale di sci
Usa. E via via altri sport. Con un lavoro di ricerca tale da aver creato una
linea per uomo e per donna sfruttando il know-how. Inediti quindi i tessuti, intelligenti
i dettagli, come la zip del biker che si apre a strappo. Buon successo per White. Tra le novità White
Street Market, un salone nel salone aperto a tutti, con capi, accessori,
oggetti che piacciono ai millennials. Dalle sneakers ai jeans, ai gioielli fino
alle tavole da surf che un artigiano appronta in uno stand. Il tutto condito
con mostre fotografiche come la New York dagli anni ‘80 a oggi, attraverso 50
scatti di Rick Powell. O i movimenti giovanili dal ‘60 in poi. Dalle postazioni
internet, usate per i videogiochi o per vedere i Mondiali, agli incontri su
temi vari. A White lo stilista ospite è Matthew Miller, inglese 35 anni, con
una collezione dove la funzionalità va di pari passo con la sorpresa dei
materiali, tecnologici come il tensel, spesso riciclabili. La giacca ha una
cintura che allacciata a un gancio serve da tracolla per portare la giacca
stessa sulla spalla (in alto). Ultrachic propone un assaggio della collezione donna che
mostrerà a settembre. E mette i capi su manichini con testa di animale. Nel basement spicca m140 dove m sta per Milano e 140 è il numero civico di una via di Abbiategrasso, dove è
collocata la fabbrica del nonno di pigiami e vestaglie, dove tutto è partito.
Ora anche con quei cotoni a righe gli intraprendenti nipoti creano camicie-giacche
a effetto.
domenica 17 giugno 2018
PASSERELLE MILANESI
Certo
la visione di Milano dal 39° piano, in una giornata tersa, distraeva un po' dai
capi. Ma presentare la collezione sul
terrazzo del Palazzo della Regione, al di là della spettacolarità, ha una ragione
per Eleventy. Come ha spiegato il
direttore creativo Marco Baldassari (nella foto in basso tra i modelli) il brand
rappresenta lo stile milanese da
esportare nel mondo, che non significa solo vestire ma anche stile di vita. E
il luogo è coerente. La giacca sartoriale si abbina al jeans stracciato o al
chino. I tessuti classici si contaminano con quelli dello sport. L’abito è
indossato con la felpa. La cravatta si porta sulla camicia in denim. Sabbia, grigio
con flash di blu e rosso, i colori. Anche Santoni sceglie una location molto milanese, ma diversa: Giacomo Rosticceria. Espone le scarpe nella
bacheca di vetro sul
banco e offre panini con gelato e mortadella. Dalla milanesità al percorso del
Mandala di Etro, dove i temi sono sostenibilità, biodiversità e amore per la
natura, che Kean Etro ha sempre sostenuto. Si cammina su scarti di moquette
usati nelle sfilate, tra bambù e
palme recuperati a Km zero. Si
incontrano l’erborista, l’agricoltore,
il biologo, il giardiniere. Si guarda i documentari di Thomas
Torelli. Nella collezione i tessuti sono sostenibili, come quelli ottenuti dai gambi di ortica
per i pantaloni o dalla rafia per parka
e bomber. Car Shoe propone un mocassino
con il logo, ma lo chiama con ironia unbranded.
Debutto alla fashion week per Big Uncle, brand creato nel 2014 da Sabino Iebba
e Riccardo Moroni, che utilizza cotoni e lino con nylon e materiali tecnologici. Le giacche-camicie
allacciate fino al collo, hanno ai
polsi cinturini con velcro. Tabacco,
grigio e pastello i colori, su cui spiccano termo-nastrature esterne e interne
in tonalità accese (foto a destra, in alto). Una collezione donna con qualche uscita maschile
quella di Vìen, disegnata da Vincenzo Palazzo. Nelle righe e nei colori, forte
l’influenza degli abiti dei Masai. Si ispira al Tibet Wolf Totem che apre la
passerella con inquietanti ululati e uomini con maschere di lupo in una specie
di gabbia. Lo stilista, Colin Jiang, cinese di Hong Kong, applica su T-shirt,
giubbotti, capi in plastica e pelle, ricami e dipinti dei tatoo e delle maschere
della tradizione in cui predomina appunto il lupo (foto a sinistra in alto). Palm Angels sfila al
tramonto nell’ex scalo ferroviario di Via Lorenzini, di fronte alla Torre
Prada, tra le tensostrutture per i concerti. Location ideale per una collezione da millennials frutto di
un’attenta esplorazione dei movimenti culturali americani e di una ricerca sui
materiali tecnici, davvero svariatissimi
(foto a destra in basso).