Ieri,
in coda alla fashion week milanese, nel teatro di piazza Vetra, una delle
location più ambite, c’è stata la sfilata di Iulia Barton Inclusive Fashion Industry,
protagonista a Milano nel 2016 di un evento insignito con la medaglia al
valore civile e sociale dal Presidente Giorgio Napolitano. In passerella con i
capi di sei maison (Luigi Borbone, Massimo Crivelli, Angelo Cruciani, Giuseppe
Fata, Diego Salerno (nella foto), Antonio Urzi), modelle e modelli con
amputazioni, mutilazioni o in sedia a rotelle. Per dimostrare che la diversità è un attributo privo di
fondamento. Questo il significato di moda
inclusiva, creata da Fondazione Vertical nel 2011, per dare visibilità a
contesti sociali tenuti fuori dall’industria della moda, legata al concetto di
bellezza e perfezione. Coraggiosa l’organizzazione, ammirevoli gli stilisti che
hanno dato il loro contributo, straordinaria la regia per cui le protesi o le
carrozzine, nei colori degli outfit, diventavano un accessorio o un’estensione
dell’abito. Qualcuno ha parlato di lezione di vita, molti erano perplessi,
anche se cercavano di non manifestarlo. Di sicuro il pubblico, tra cui giovani
sulla sedia a rotelle, non aveva lo stesso atteggiamento di fronte a una sfilata
normale. Si aveva paura di essere critici, ma si aveva anche paura di non esserlo.
Rivelando quella pietà che in un evento del genere va bandita. A qualcuno sarà
anche apparsa una forzatura, in un palcoscenico come quello della moda dove
tutto deve essere scintillante. Ma è proprio in questo mondo e in questo modo
che è giusto portare avanti una campagna di sensibilizzazione. Tra l’altro,
oltre alla stampa e agli addetti ai lavori,la sfilata era aperta al pubblico
con biglietto. I proventi della serata sono destinati a sostenere la ricerca
sulla rigenerazione dei danni al midollo spinale attraverso le nanotecnologie e
l’utilizzo di cellule staminali mercoledì 28 febbraio 2018
MODA INCLUSIVA
Ieri,
in coda alla fashion week milanese, nel teatro di piazza Vetra, una delle
location più ambite, c’è stata la sfilata di Iulia Barton Inclusive Fashion Industry,
protagonista a Milano nel 2016 di un evento insignito con la medaglia al
valore civile e sociale dal Presidente Giorgio Napolitano. In passerella con i
capi di sei maison (Luigi Borbone, Massimo Crivelli, Angelo Cruciani, Giuseppe
Fata, Diego Salerno (nella foto), Antonio Urzi), modelle e modelli con
amputazioni, mutilazioni o in sedia a rotelle. Per dimostrare che la diversità è un attributo privo di
fondamento. Questo il significato di moda
inclusiva, creata da Fondazione Vertical nel 2011, per dare visibilità a
contesti sociali tenuti fuori dall’industria della moda, legata al concetto di
bellezza e perfezione. Coraggiosa l’organizzazione, ammirevoli gli stilisti che
hanno dato il loro contributo, straordinaria la regia per cui le protesi o le
carrozzine, nei colori degli outfit, diventavano un accessorio o un’estensione
dell’abito. Qualcuno ha parlato di lezione di vita, molti erano perplessi,
anche se cercavano di non manifestarlo. Di sicuro il pubblico, tra cui giovani
sulla sedia a rotelle, non aveva lo stesso atteggiamento di fronte a una sfilata
normale. Si aveva paura di essere critici, ma si aveva anche paura di non esserlo.
Rivelando quella pietà che in un evento del genere va bandita. A qualcuno sarà
anche apparsa una forzatura, in un palcoscenico come quello della moda dove
tutto deve essere scintillante. Ma è proprio in questo mondo e in questo modo
che è giusto portare avanti una campagna di sensibilizzazione. Tra l’altro,
oltre alla stampa e agli addetti ai lavori,la sfilata era aperta al pubblico
con biglietto. I proventi della serata sono destinati a sostenere la ricerca
sulla rigenerazione dei danni al midollo spinale attraverso le nanotecnologie e
l’utilizzo di cellule staminali
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