venerdì 1 settembre 2017

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Probabilmente non vincerà il Leone d’oro ma in queste tre prime giornate della Mostra del Cinema di Venezia, The Shape of Water del messicano Guillermo del Toro è il film che ha intenerito ed è piaciuto ai più. Una storia d’amore non comune, in un’America degli anni Cinquanta, con  il conflitto Urss-Usa e i primi lanci nello spazio. Moltissimi spunti per commuovere, un mix di fiaba e spy story, e un’abbondanza di humour e critica sottile. Anche una versione a sorpresa di La Bella e la Bestia. Dove lei muta, non è così bella, anzi è bruttina, e con il linguaggio dei segni conquista una strana creatura anfibia, che è molto più umana e sensibile di tanti uomini. Un diverso tipo di amore, più scontato e già affrontato quello di Our Souls at Night. Il film fuori concorso dell’indiano Ritesh Brata (il regista del divertente Lunchbox del 2013)vede il ritorno sulla scena, insieme dopo quasi quarant’anni, di Robert Redford (nella foto in abito Giorgio Armani) e Jane Fonda . Per il momento i più applauditi del festival, entrambi in gran forma. Spiritosa, decisa, brillante lei, più riservato, sottilmente ironico lui. In conferenza stampa una marea di domande che hanno trovato tutte risposte soddisfacenti, inaspettate, fuori dagli schemi.  Ma l’amore non è certo uno dei temi dominanti di Venezia. Fra i più affrontati la guerra, il razzismo, i rifugiati, la violenza sulle donne. Da Human Flow del cinese trapiantato a Berlino Ai Weiwei, toccante documento sull’emigrazione nel mondo, a The Insult del libanese Ziad Doueiri che racconta, anzi spiega, la forma dell’odio fra i popoli. Fino a Espèces Menacées, un mosaico di storie intrecciate tra loro, che Gilles Bourdos, geniale regista dell’ottimo Renoir, ha tratto da alcuni racconti di Richard Bausch. Quasi immutato il contorno-cornice con qualche poliziotto e molti controlli in più. Tappeti rossi, code, masse di gente accalcata per vedere le star, travestimenti, inutili passerelle per farsi notare ed eventi vari. Come il Franca Sozzani Award: premiata da Colin Firth , Julianne Moore, per la forza e la determinazione, la stessa del direttore di Vogue, scomparsa nove mesi fa. O la performance dedicata al Maestro Luigi Ontani, nel giardino moresco dell’Hotel Excelsior (foto in basso).

1 commento:

  1. La solita fiera delle vanità che comunque ha il loro fascino. Da sempre il mondo luccicante del cinema seduce. Redford e Fonda rimangono due icone della nostra gioventù. E non solo.

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