“Un racconto ben scritto e serrato… è ricco di
colpi di scena che tengono desta l’attenzione del lettore fino alla fine. Non stupitevi
se quando l’avrete terminato avrete voglia di correre subito in un canile.” così
scrive il Washington Post di Smarrito
cane (ed.Bompiani) primo romanzo di Pauls Toutonghi, giornalista per i più letti
quotidiani e periodici americani. Se l’ autorevole parere può spingere ad
acquistare il libro, non condiziona
certo i lettori ad apprezzarlo. Il titolo e la copertina con le ottime
illustrazioni di Margaret Owen possono attrarre gli amanti dei cani. Ma il
contenuto entusiasma anche i più indifferenti all’argomento. La spiegazione è
che pur rivelando la sensibilità dell’autore, non ha mai momenti di retorica o
di buonismo animalista. Il romanzo racconta la ricerca affannosa del golden retriever Gonker sparito mentre
era con il suo padrone Fielding nei boschi degli Appalachi. Come si legge nelle parole dello
scrittore-poeta Mark Doty nel risvolto di copertina “Non si può scrivere di
cani senza scrivere delle persone” e
l’abilità di Toutonghi sta nell’averlo capito tanto da riuscire a offrire
“ilarità, gratitudine, dolore e una tenerezza così vera da risultare
tangibile”. E questo proprio perché inquadra molto bene e con mille sfumature i
personaggi umani tutti interessanti e
diversi tra loro. Piace soprattutto
Ginny, mamma ultracinquantenne di Fielding, su cui pesa il ricordo di
un’infanzia senza affetto. E arrivi a soffrire con lei, al pensiero di non
sapere dove sia l’amato cane. E così la narrazione prende e seduce come il più
intrigante dei gialli.
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