Chi ha liberato le donne dalla schiavitù del busto non è stata Gabrielle Bonheur meglio conosciuta
come Coco Chanel, ma una milanese, anche se non di nascita, di sedici anni più
vecchia, Rosa Genoni. Ma è solo uno dei tanti motivi che la rendono la vera fondatrice
della moda italiana. Per i suoi 150 anni, era nata a Tirano nel 1867, Milano le
dedica un tributo. L’Atélier-installazione curata da Elisabetta Invernici,
all’interno della mostra Ricami di luce
a Palazzo Morando da oggi fino al 2
luglio, è solo il primo passo di
un calendario che prosegue per tutto l’anno.
Un omaggio c’era già stato in occasione di Expo Milano 2015, sempre a cura di Invernici, a cui era seguito
l’inserimento di Rosa Genoni nel Famedio, tra i personaggi che hanno fatto
grande Milano. Da vedere in una delle sale del palazzo bacheche
con i ricami, di cui uno ispirato alla cappella degli Scrovegni, una
famosa cintura con il serpente, i bozzetti disegnati per l’opera Anima del 1932. E poi quattro pezzi
significativi della sua attività, che raccontano anche l’evoluzione della moda.
Dalla camicia con ricami di fine
Ottocento, al gilet di paillettes che già metteva a nudo le braccia, dal corpino di voile alla mantella in jais
nero. Tutti pezzi esposti per la prima volta
e che fanno parte dell’archivio
raccolto nel tempo dalla nipote Raffaella Podreider, fondatrice della
Associazione Amici di Rosa Genoni. Davvero un personaggio che lo merita. Prima
di 18 fratelli di una famiglia modestissima, a cinque anni Rosa raccoglie spilli
nelle sartorie. Analfabeta, studia da autodidatta fino a diventare insegnante
alla Scuola Umanitaria e esperta d’arte, da cui attinge idee per le sue
creazioni. Partecipa all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 con
abiti ispirati a dipinti del Rinascimento Italiano. Viaggia, veste nobildonne e
attrici, di cui è quella che ora si chiamerebbe la consulente per l’immagine.
Socialista e accanita oppositrice del regime fascista, lavora come inviata per
il quotidiano L’Avanti. Ma non libera solo dalla schiavitù del busto le donne. Femminista ante litteram, porta
avanti le istanze e partecipa ai movimenti contro lo sfruttamento sul
lavoro e per la parità dei diritti.
Nessun commento:
Posta un commento