Non è facile mettersi in gioco e parlare
apertamente delle proprie debolezze.
Specie se sono comuni a molti, tanto da non fare notizia, e si è un personaggio
pubblico. Paola Turci
(v.foto)lo ha fatto e non
solo con il suo libro, ma anche sul palcoscenico con Mi amerò lo stesso scritto a quattro mani con Alessandra Rucco. In
scena al Teatro Menotti di Milano, da ieri al 30 settembre. L’ambientazione del
monologo sono le quinte di un teatro, dove lei arriva, vuole truccarsi, si
guarda allo specchio e incomincia a parlare di sé. Con autoironia, spontaneità e una straordinaria naturalezza.
Di quello che dice alcune sono banalità, ma assolutamente funzionali per
insistere sulla normalità della situazione. Quale donna, a vent’anni, non si è
sentita brutta e sempre alla ricerca di
sicurezze, fino a fare dell’amore un mezzo per ottenerle? Ovviamente sbagliando. E lei, Paola Turci,
dopo un incidente, di cui fa solo un piccolo cenno, ha dovuto imparare ad
accettarsi quando il suo volto è stato deturpato. Ora guarda quasi con
tenerezza la ragazza di un tempo insicura della sua bellezza, quando invece non
doveva esserlo. Da quello che dice si intuisce
il lavoro importante che ha fatto su se stessa per recuperare stima, per
piacersi. Ma non ha nessuna pretesa di vantarsene, né di volere insegnare
qualcosa. Eppure è certo che un messaggio lo dà. Forte e utile. E lo si è visto
dagli applausi sentiti e dalla quasi standing
ovation del pubblico. Ottima la regia di Emilio Russo che, appassionatosi
sul tema, ha voluto fortemente lo spettacolo e saputo tirare fuori il meglio dalla
cantante. Convincente la scenografia dove gli specchi nascosti o più evidenti
giocano un ruolo di coprotagonisti. E chi voleva sentirla cantare non è stato
deluso, soprattutto nella coinvolgente interpretazione di Before the night, cavallo di battaglia di Patti Smith.
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