C’è sempre coerenza nelle scelte di Atélier les
Copains,
uno spazio a Milano(Via Manzoni 21),dove si organizzano mostre.
Ed è quello che dà un senso all’iniziativa. Perché trasformarsi
in galleria
d’arte quando c’è già chi fa questo di professione? Atélier propone
rassegne di artisti alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Che adottino
cioè nuove tecnologie, sperimentino materiali inconsueti, azzardino tecniche inedite.
Proprio come Les
Copains nelle sue collezioni
mette insieme creatività, artigianalità, studio di tessuti e filati. Le opere
di Otto Piene, in mostra dal 12 marzo fino al 16 maggio, rispondono
perfettamente a questi requisiti. Sono realizzate in ceramica, con diversi
interventi di altri materiali. Per lo più tridimensionali, giocano sui contrasti
cromatici e tattili, sugli effetti opacità-lucentezza. Con un’unica scultura
che rappresenta dei bufali, o qualcosa di simile, neri legati tra loro dalla
parte posteriore e disposti in cerchio.Provengono dalla Plutschow Gallery e
raccontano una delle ultime “tappe” del percorso artistico di Piene, iniziata
nel 1999. L’artista, nato in Vestfalia nel 1928 e morto l’anno scorso, è stato
uno dei membri fondatori del Gruppo Zero, una delle avanguardie di spicco della
fine degli anni Cinquanta a cui aderirono, tra gli altri, Lucio Fontana, Yves
Klein, Piero Manzoni. Piene è stato quindi uno dei primi a utilizzare linguaggi
diversi. Il suo nome è legato soprattutto ad “Arcobaleno Olimpico”, megainstallazione
di 700 metri in cui fa uso di laser e olografia, creata per i Giochi Olimpici
di Monaco del 1972.
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