(foto A.Vasari) |
Se qualcuno non sapesse niente di
Giacomo Balla e delle sue opere potrebbe
pensare che “Genio futurista” sia stata creata apposta per l’Expo. Non c’è il
cibo per nutrire il pianeta, ma ci sono tutti gli elementi che parlano di futuro, di movimento, di nuove
sfide dell’uomo. Considerando poi che i colori dominanti sono il bianco, il verde e il
rosso, non si poteva scegliere capolavoro più rappresentativo. Ma non è
casualità. L’opera, che è un olio su tela d’arazzo di 2 metri e cm.79 per 3 metri
e cm.81, fu dipinta da Balla per l’Esposizione di Parigi del 1925. Non solo era
stata significativa perché metteva il punto sulla nascita e l’evoluzione
dell’Art Déco, ma riscattò in pieno la pochezza del modesto padiglione
italiano,come ha spiegato il Professor Fabio Benzi, ordinario di storia
dell’arte contemporanea all’Università di Chieti e curatore scientifico della
Fondazione Biagiotti Cigna. Si spera che questa volta “Genio futurista” non
debba riscattare niente, dato che sarà esposto nelle sale di rappresentanza del
Palazzo Italia dal 1° maggio al 31 ottobre. Dietro l’iniziativa, la
generosità di Laura Biagiotti, oltre che
stilista, collezionista illuminata e intelligente. L’opera, infatti, è uno dei
pezzi forti della Fondazione Biagiotti Cigna da lei creata nel 1996 in memoria
del marito. La raccolta di oltre duecento
lavori dell’artista, tra cui gli studi sulla moda, è considerata il maggiore e più importante insieme di arte applicata futurista
esistente. L’intera collezione è stata esposta al museo Puskin di Mosca nel
1996 e nel Chiostro del Bramante di Roma
nel 1998. “Genio Futurista” è stato nel 2009 all’Ara Pacis. “Ho pensato che
dopo 90 anni potesse di nuovo illuminare, con il suo prisma tricolore di luci,
l’operosità e il ben fare italiano” ha commentato Laura Biagiotti.
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