Monna Lisa di Warhol |
Bellina di Gherardini |
Se
la vera eleganza dell’uomo sta nel non farsi notare, il 90 % di quello che la
moda propone è inelegante. A prescindere dal fatto che ormai per blogger e
fotografi improvvisati le icone sono quelli che vestono in modo inutilmente
eccentrico. Non tutti gli uomini, fortunatamente, sentono l’esigenza di farsi
notare. Questo non significa che si vestono per coprirsi . Tra i clown e gli
uomini grigi, ci sono gli uomini che tutte le donne vorrebbero, che non si fanno notare per l’abito, ma che sanno scegliere quello
che li rende più attraenti. Ed è per
loro che la moda si evolve con ragione e sentimento. Paolo Pecora mette insieme
“un’estetica neo-borghese a un genere neo-preppy informale”. Per questo
rivisita le forme, rendendole più segnate o più ampie. Prova nuovi tagli
come la manica a kimono. Mette il neoprene all’interno del cappotto in lana di
un gessato rivisto, fil rouge della collezione .
Teatro della Pergola |
Come
sempre Pitti W, per la moda donna, non sembra all’altezza del resto della
fiera. Si va da proposte banali di cui non si sente minimamente il bisogno a
eccessi per stupire. Con le dovute eccezioni, come le borse in coccodrillo di
Giosa, in oro o in un innovativo bianco
e nero optical. All’esterno invece c’è qualcosa di più soddisfacente. Come le sneaker gioiello Shine Baby Shine di Pinko,
con ricami couture e dettagli scintillanti.
O la collezione understatement-chic, ispirata agli abiti da lavoro, dell’inglese Margaret Howell, che ha aperto a
Firenze il primo negozio italiano. O la rivisitazione in chiave pop della borsa
Bellina di Gherardini, in omaggio alla Mona Lisa di Andy Warhol esposta nella
boutique di Firenze e da sabato in quella milanese di Via Spiga. O la maglieria
di Distante Cashmere disegnata da Siglinda Paoletti. Accanto alla collezione di capi, in cashmere of course,trattati
sartorialmente e con colori inediti, come il corallo o il verde mela, presenta
una capsule collection per la viaggiatrice. Una decina di pezzi, praticamente
un guardaroba, in cashmere midnight blu, che entra in una piccola borsa. Dall’abito con schiena più velata per la sera seducente al
giacchino da sovrapporgli per la riunione del mattino, al soprabito, al piccolo
top, ai pantaloni ampi che sostituiscono una gonna longuette.
Un
po’ lunga e forse un po’ anni Settanta, ma sicuramente intrigante Cloakroom, performance ideata e interpretata da una
straordinaria Tilda Swinton insieme a Oliver Saillard, direttore del Palais
Galliera, museo della moda di Parigi, oltre che performer. Nel saloncino tutto
stucchi del settecentesco Teatro della Pergola, uno dei più antichi d’Italia,
per un’ora, l’attrice inglese dialoga con indumenti e accessori, che si
lasciano nei guardaroba di teatri e
ristoranti, in questo caso dati da persone del pubblico in cambio di regolare
bigliettino. Li accarezza, li osserva, li guarda impaurita, li bacia, li piega
con cura, ci si avvolge dentro, e poi li appoggia sul tavolo . Oliver li prende
e li consegna a una terza persona che li sistema. Da quei pezzi di
abbigliamento Tilda sembra intuire delle storie, acchiappa frammenti di vita,
trae gioia, energia, talvolta si commuove. Ogni tanto si
distende sul tavolo come soffocata dai troppi pensieri che questi oggetti le
comunicano.
Nessun commento:
Posta un commento