Non è un film horror, ma una possibile definizione
per un’installazione-abitazione. Perché la casa di Carol Rama a Torino è davvero un’opera d’arte. ”Per chiunque la casa è un luogo di
riferimento, quella di Carol, parla, anzi urla di lei” commenta Maria Cristina
Mundici autrice con Bepi Ghiotti di “Carol Rama. Il magazzino dell’anima” edito
da Skira. “Qui dagli anni quaranta l’artista ha accumulato oggetti legati strettamente alla sua vita,
alla sua immaginazione. La stessa Carol lo definisce un magazzino di oggetti che raccontano delle
sue passioni, del suo occhio, della sua anima” continua Mundici che ha curato i
testi, lavorando soprattutto sulle fonti e cercando di togliere quegli
stereotipi che vedono la Rama artista maledetta. “Ho lavorato con la lentezza, per
due anni” commenta Bepi Chiotti, che ha realizzato più di cento foto tra
colore e bianco e nero. “Tutto è stato
pensato prima, non ci sono stati tagli e postproduzione. Ho cercato di essere distante
,di non dare interpretazioni”. Una casa
non semplice da fotografare per le finestre completamente oscurate da spessi
tendoni scuri. Perché Carol non ha mai voluto vedere il mondo fuori,
distraente, troppo bello e in competizione con gli oggetti di casa. Che vanno
dai frammenti di bicicletta agli animali imbalsamati, dalle scarpe alle forme
da scarpe, ai denti umani. Ci sono oggetti d’affezione che provengono dalla
famiglia d’origine, altri raccolti e trovati da lei, altri regalati dagli amici:
Man Ray, Carlo Mollino, Andy Warhol, Edoardo Sanguineti, Liza Minnelli. C’è un
caos, ma è apparente. Ogni oggetto ha il suo posto ed è collocato secondo un
ordine compositivo. Appunto come in un’installazione. “La sua scrivania,
illuminata da quattro lampade, sembra il tavolo di un entomologo, con smalti per le unghie usati come colori ”
racconta l’artista Marzia Migliora. “Entrando
in quella casa si ha l’impressione di violare un’intimità”. Non è della stessa
idea il critico e storico dell’arte Marco Vallora:”L’impressione è quella di
condividere una disperata felicità”. E allude a quel dualismo dell’artista, aggressiva e
generosa, forte e fragile. E’ nell’intenzione degli autori contribuire con questo libro a far sì che la casa sia preservata per mostrarla
al pubblico come un’opera d’arte . E
tutti gli elementi per convincere ci sono.
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