La Vergine degli stracci di Michelangelo Pistoletto |
Che
lo straccio possa avere una sua dignità lo dice la traduzione francese della parola, chiffon. La stessa usata
per uno dei tessuti preferiti del guardaroba da sera di una signora. Che gli
stracci siano importanti dal punto di vista economico, lo rivela addirittura una città, Prato, che sulla rigenerazione della
lana a partire dagli stracci ha creato la sua fiorente attività. Non deve
quindi stupire il titolo “Cenci chic. La nobiltà dello straccio” dato allo
workshop di moda organizzato a
Firenze, dal 7 al 9 gennaio (durante il Pitti Immagine Uomo), dallo IED,
istituto europeo di design, nella sua sede di Via Bufalini. Sotto la guida dello stilista Moreno
Ferrari (noto per aver lavorato per marchi di ricerca come Stone Island e
Moleskine) gli “allievi” esprimeranno la loro creatività, lavorando appunto
sugli stracci. Se poi qualcuno ha ancora delle perplessità sulla nobiltà dello
straccio, l’opera di Michelangelo
Pistoletto, forse una delle più significative dell’arte povera, le elimina
completamente. Creata nel 1967 la Vergine degli stracci, esposta al museo di Rivoli, è realizzata con il
calco di una riproduzione della Venere con la mela dello scultore neoclassico
Bertel Thorvalden. E’ di spalle, per una migliore citazione delle più famose
Veneri, da quella di Milo ma soprattutto alla Callipigia e davanti a lei, bianchissima, c’è una
montagna di stracci colorati. In questo caso lo straccio è sì parte di un’opera
d’arte, ma rappresenta anche
l’obsolescenza dell’effimero, dell’abito contro l’immortalità dell’arte. O
ancora la bellezza ideale che resta e il quotidiano che si consuma. Ma anche il
bianco, la purezza, l’immutabilità
del classico, e il colore e la molteplicità di aspetti del futuro.
Comunque fa riflettere. Per info: www.ied.it/firenze
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