Gianluca Corona |
In contemporanea
a Milano l’inaugurazione di due mostre di due giovani artisti che “usano” il linguaggio
della pittura. Una rarità di questi tempi
dominati da video arte e installazioni.
E tutti e due sono figurativi.
Vale la pena vederne le opere e non solo perché rappresentano l’eccezione.
Elena Ricci |
Molto interessante quindi l’idea di Gianluca
Corona, classe 1969, di parlare della
sua tecnica pittorica al vernissage
della mostra, da vedere fino al 18 dicembre alla Galleria
Salomon (www.salamongallery.com). Le sue straordinarie nature morte, dirette
eredi delle nature morte dei fiamminghi, presuppongono attenti studi di luce e
un uso sofisticato del colore, per riuscire a creare quegli effetti di
trasparenza , quelle ombre, quei
dettagli iperrealistici. Il supporto per
Corona è fondamentale, ne riesce a sfruttare la luminosità. Per questo quando
schizza il disegno deve essere sicuro
del risultato. Non può permettersi di cancellare niente. Importantissimi quindi
i ferri del mestiere: tutte le possibili terre e pennelli di tasso o sintetici
speciali. Per la prima traccia sfrutta la
luce naturale che viene da sinistra, per le successive fasi lavora anche con luce
artificiale.
Elena Ricci, classe 1973, studi a Losanna e a Parigi ha presentato le sue opere in casa di Irene
Crocco, giovane signora che tre volte all’anno nel suo elegante appartamento di
Via Leopardi ospita mostre, sempre in
presenza dell’artista. Anzi cercando di stabilire un rapporto fra questo e il
pubblico . Le opere di
Ricci, sono da vedere fino al 22 febbraio, ovviamente su appuntamento(irene.crocco@gmail.com). Pitture e
chine sono tutte in bianco e nero, evocano frammenti di film neorealistici
italiani. Si ispirano a vecchie cartoline. Raccontano situazioni non concluse,
dove lo spettatore può costruirsi il finale o lasciarle così senza una fine .
Una donna che guarda lontano, forse aspetta, forse ha visto chi voleva
incontrare. In un gruppo di case dalle rare finestre si intravvede contro il muro una
figura. C’è un girotondo in montagna, una bambina che coglie un fiore.
Personaggi e paesaggio sono ugualmente protagonisti, nessuno dei due prevale,
anzi sembrano fondersi fra loro.
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