La veste grafica, se ancora si dice così, è tanto attraente da pensare che l’interno possa deludere, dato anche che il libro parla di un marchio di moda. E invece Iceberg-1974-2024 rewind – fast forward (edizioni La nave di Teseo) “delude” ma in senso positivo, nel senso che sconvolge le aspettative. Ci se ne accorge già a pagina 9 con l’introduzione di Angelo Fiaccavento. Che continua fino a pagina 14 scrivendo delle molte identità del marchio. Con un’analisi precisa e ben spiegata sui vari cambiamenti o meglio “le epifanie e fenomenologie che la griffe ha assunto in cinque decadi di storia”, appunto dagli anni 70 a oggi.
Quindi si entra nel volume, immaginato come un assemblaggio di fogli prima sparsi, poi raccolti secondo il periodo. Quel che si dice uno "scrapbook". Sono disegni, pubblicità con ritratti di personaggi, schizzi, foto per riviste di moda, introdotti da una tabella con gli avvenimenti in Italia e nel mondo, non sempre i più importanti in assoluto, ma quelli che sono stati più determinanti nei cambiamenti di due decadi. Esempio dal 1970 al 1990: 1989 "...cade il muro di Berlino". Ma anche : 1985 "L’edonismo reaganiano è etichettato e sdoganato a Quelli della notte". A cui segue nella pagina dopo la descrizione di come la moda sia stata influenzata dal contesto e nello stesso tempo abbia influenzato il contesto, in ognuna delle due decadi. Che sono anche le decadi dedicate a Jean-Charles de Castelbajac, al quale si deve molto, nome compreso, della trasformazione di un’azienda di maglieria in un brand iperfashion. Come spiega bene la piccola storia in fondo al volume Un iceberg in Romagna. Da Gilmar a Iceberg senza ritorno, scritta da Marta Franceschini. Un racconto quindi fatto di immagini forti, ben studiate negli accostamenti dall’art director Luca Stoppini (che con Marco Sammicheli ha ideato e allestito la bella mostra Forme Mobili alla Triennale di Milano, dove sono presenti capi di Castelbajac), che sembrano al primo sguardo casuali, mentre niente è lasciato al caso. Nelle decadi dopo, i cambiamenti alle volte sono graduali alle volte più dirompenti. Sempre messi in evidenza dai più grandi fotografi del momento (Oliviero Toscani, Patrick Demarchelier, David Lachapelle, Peter Lindbergh, Steven Meisel), capaci di cogliere e raccontare il nuovo della creatività dei talentuosi stilisti che hanno lavorato per Iceberg. Tra i quali Marc Jacobs, Dan & Dean Caten, Giambattista Valli, Alexis Martial, Arthur Arbesser, e l’attuale James Long. Per nominarne qualcuno.
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