Le edicole più fornite e le
librerie, ovviamente online, sono piene di libri su virus e dintorni. Dai
grandi romanzi storici a quelli dimenticati e recuperati come Profezie del 2004, dove la sensitiva e
scrittrice americana Sylvia Browne, morta nel 2013, ipotizza una tragica
epidemia nel 2020, ma anche gli instant book sul Covid-19, dai manuali con i
consigli per difendersi ai testi più scientifici. Certo nel teatro si sta
preparando qualcosa, così come nell’arte figurativa e astratta. Un esempio viene da Roberto
De Wan. Conosciuto ai più, soprattutto alle signore, come stilista e
imprenditore di moda, con negozi a Milano, Torino, Montecarlo, è anche pittore
con un buon curriculum di mostre alle spalle. Ora ha realizzato dei dipinti con
riferimento all’attuale pandemia, con quel tratto che qualche critico rimanda a
James Ensor ed Edward Munch, ma con una lievità alla Filippo De Pisis. La donna
è sempre protagonista, ritratta con un teschio sullo sfondo e la scritta
vagamente pop “Non baciare”, o con le guglie del Duomo di Milano stampate
sull’abito o ancora insieme a due figure nell’ironica Natura morta con famiglia viva(in alto). Insieme ad altre opere, esposte in
una recente personale a Milano, sono in vendita online(dewanmilano.it) e il 50% del ricavato sarà
devoluto a sostegno dell’emergenza Coronavirus di Milano in collaborazione con
l’associazione no profit Mai più solo.
Sempre ad hoc e sempre online il progetto Viaggi
da Camera della Fondazione Nicola Trussardi. Ispirato al romanzo
settecentesco Viaggio intorno alla mia
camera di Xavier De Maistre, scrittore e militare francese costretto per un
duello agli arresti domiciliari per 42 giorni in una stanza a Torino, invita
gli artisti a raccontare le loro camere vere o immaginarie. La camera di oggi è
di Carlo Benvenuto (in basso), a cui seguirà ogni giorno quella di un artista diverso. Da
Maurizio Cattelan a Emilio Isgrò, da Marzia Migliora a Paola Pivi, da Patrick
Tuttofuoco a Nanda Vigo, a molti altri ancora (fondazionenicolatrussardi.com).
venerdì 27 marzo 2020
giovedì 26 marzo 2020
ECHI DI UN MONDO SCONVOLTO
Qualcuno ha avuto la fortuna di
vederla dal vero, ma forse si apprezza di più ora, anche se in streaming. Il
tema è più vicino, più attuale, inquietante e affascinante nello stesso tempo.
E’ la mostra Au diapason du monde tenutasi dall’11 aprile al 27 agosto 1918 alla
Fondation Louis
Vuitton di Parigi. Da ieri alle 18 si può visitare on line con
il commento essenziale e chiaro di Suzanne Page, direttore artistico della
Fondazione e di Jean Paul Claverie, consigliere del presidente. Certo non si
prova l’ebbrezza di entrare in un gioiello dell’architettura come questo,
progettato da Frank Gehry nel verde del Bois de Boulogne. Le sale non hanno
caratteristiche particolari, ma le opere esposte anche on line riescono davvero
a emozionare. L’uomo e l’ambiente è il soggetto trattato, visto, sviluppato,
interpretato, sviscerato da artisti moderni e contemporanei. E’ un racconto, a
più mani e con diversi linguaggi, di quello che oggi possiamo comprendere del
mondo in cui viviamo. Come risponde l’arte alle preoccupazioni del momento? Com’è il passaggio dai differenti mondi, da
quello umano all’animale, al vegetale, al minerale? Ecco in una sala i neon di
Dan Flavin, il blu oltremare di Yves Klein che passa dalla levigatezza delle
tele alla gibbosità della pietre. C’è la massa in bronzo di Matthew Barney, le visioni solari
con preoccupanti presenze di Gerhard Richter, i paesaggi notturni, quasi
romantici di Sigmar Polke. E poi l’acquario di Pierre Huyghe dove convivono mondi
viventi e no. Sorprende la valanga di François Morellet fatta di tubi uguali, sospesi a fili dalla lunghezza differente, che insistono sull’imprevedibilità. In
un’altra sala c’è la poetica video-installazione di Christian Boltanski con le
campanelle nel deserto dell’Atacama, fotografate all’alba e al tramonto. Le figure umane stilizzate di Alberto Giacometti
e le facce, appese come maschere a una parete, di Maurizio Cattelan parlano del
rapporto dell’uomo con il corpo. E poi ancora sculture e installazioni che
ipotizzano su cosa resterà dell’opera d’arte in un mondo sconvolto. Infine le
tre sale dedicate a Takashi Maurakami, con quell’estetica che viene dai Manga
fatta di personaggi mitici e pupazzetti, dove il grottesco confina con
l’orrore(v.foto). La mostra è il primo appuntamento in streaming della Fondazione.
Venerdì alle 20,30 ci sarà nell’Auditorium il concerto di Lang Lang, registrato
nell’ottobre 2014, e domenica 29 alle 17,30 il concerto dei diplomati della
Classe d’Excellence de Violoncelle (www.fondationlouisvuitton.fr).
martedì 24 marzo 2020
LA MUSICA NON SI FERMA MAI
Anche
in tempi
di Covid-19.
Considerando che con l’web ora si può visitare musei,
assistere alla presentazione di un libro, fare lezioni dalle elementari
all’università, seguire un corso di yoga o di sushi, riunirsi in assemblea, non c’è proprio da stupirsi. Ma
come si possa partecipare a un concorso o a un festival musicale non è così
facile da immaginare. In tempi di Coronavirus succede anche questo. Ben due gli
esempi, entrambi che coinvolgono i
giovani. Il primo, partito oggi alle 17, è organizzato da The new Generation
Festival in collaborazione con l’Associazione Musica con le Ali. Tutti i
giorni, appunto alle 17, in diretta streaming i protagonisti di molti spettacoli
del Festival si esibiscono in un’iniziativa chiamata Action Station. Vasto il loro repertorio come svariati i
generi e il loro rapporto con la musica.
Dal violinista o pianista di musica classica(nella foto in alto Axel Trolese)al jazzista, dal cantante
di R&B al tenore, al dj. Nell’obiettivo di queste esibizioni,
nell’attesa di ritornare sul palcoscenico, la raccolta di fondi lanciata da
Banca Mediolanum a favore di alcuni ospedali della Lombardia, regione più
colpita dal Covid-19. Il secondo esempio, promosso da AW Lab, brand di
riferimento per lo sport style, è il primo talent show musicale in live
streaming. Qui si esibiscono giovani musicisti sia con qualche esperienza, sia
che non hanno ancora avuto occasione di misurarsi con una platea. Le
esibizioni erano state programmate negli store AW LAB di Milano, Roma, Napoli,
Barcellona, ma tutto è saltato e la rete è venuta in aiuto. I concorrenti
possono inserire un loro testo sulla musica scaricata dal sito dei special
guest, i rapper del momento Dani Faiv, Clementino,
Nayt, Ensi e il rapper e produttore Low Kidd, che saranno anche i giudici. Oppure
caricare un loro pezzo originale, completo di musica e parole, oppure ancora
registrare in un video l’interpretazione di una canzone nota. Il primo contest
è fissato per sabato 28 marzo, dalle 16 alle 18, sui canali Instagram, Facebook
e Youtube di AW LAB. La giuria sceglierà i migliori che si confronteranno nella
finale, prevista prima dell’estate. Il vincitore di AW LAB Is Me Music Edition
2020 avrà la possibilità di produrre un suo singolo con l’art direction di Low
Kidd e la distribuzione di Sony Music.
venerdì 20 marzo 2020
INTUIZIONI INUIT
A vederli così, sui manichini
senza testa, non sono attraenti. Hanno un che di militaresco e poi
quei colli o cappucci, tutti con pelliccia, suonano come una
provocazione per gli animalisti e i simpatizzanti tali. Poi se si guardano
attentamente uno per uno si scoprono linee, tagli, dettagli, inserti, accostamenti
che li rendono diversissimi l’uno dall’altro. Soprattutto non capi
Costume, ma attuali, in linea con quel
concetto di funzionalità spesso nascosto dietro un’apparente estetica fine a se
stessa. Ed è il fil rouge che li lega
l’uno all’altro, oltre al fatto di appartenere allo stesso brand, Project Atigi.
Più che di brand è giusto parlare di progetto, in quanto la collezione nasce
dall’idea e poi dalla collaborazione tra Canada Goose, azienda di abbigliamento
per meteo estremo nata in un piccolo magazzino
di Toronto nel 1957, e diciotto designer di dodici comunità dell’Inuit
Nunangat, la regione più fredda del Canada, che fanno capo all’organizzazione
ITK (Inuit Tapiriit Kanatami). Insieme hanno creato novanta parka mixando la sperimentata
tecnologia antifreddo dell’azienda con la creatività e le tradizioni
artigianali degli Inuit. Ed è per questo che i capi sono così diversi l’uno
dall’altro nelle forme e nei particolari. Elementi che da un primo sguardo
potrebbero far pensare a simboli militari si rivelano in realtà parte di un racconto di viaggio. Può essere una fettuccia
in colore contrastante, un’ applicazione di frecce, una stella ricamata, una riga
che attraversa tutto il parka o anche un camouflage, ma riveduto. Svariate anche le linee, dalla giacca più
stretta in vita a quella con una specie di marsina, a quella con un gioco di
balze decisamente femminile. La collezione per il prossimo inverno, presentata
a Parigi durante le sfilate dell’uomo a fine gennaio, è in vendita sul sito canadagoose.com e in store selezionati dell’Europa e del Nord America. Il ricavato delle vendite,
attraverso ITK, andrà alle comunità Inuit per progetti educativi, occupazionali
e di tutela culturale.
lunedì 16 marzo 2020
SALTO CON L'ASTA...
La vita continua e continuano le
attività. Ed è ancora la rete che viene in aiuto. Questa volta si tratta
dell’asta di Finarte, la casa d’aste creata a Milano nel 1959 dal banchiere
Gian Marco Manusardi con sedi a Roma, Milano e Londra. Da battere capolavori
della fotografia, una delle sezioni più recenti che si è aggiunta a quelle di arte antica, moderna, contemporanea,
gioielli, orologi, vini,
accessori moda. L’asta, fissata da tempo per il 17 marzo nella sede di
Milano, conserva la data ma sarà a porte chiuse, trasmessa online
alle 17. Chi si è iscritto 24 ore prima
potrà fare le sue offerte tramite whatsApp. Duecentocinquantasei i lotti
con i maestri della fotografia dagli anni '30 e '40 a oggi. Tra gli italiani i
grandi paesaggisti come Olivo Barbieri con l’India, Massimo Vitali, Gabriele
Basilico, Franco Fontana con Marrakech (foto in basso), i nudi e i ritratti di Mario Gacomelli.
E poi ancora i collage di Paolo Ventura e, con una base d’asta altissima, la
fotografia concettuale di Luigi Ghirri. Più numerosi gli stranieri, da Peter
Beard a Wolfgang Tillmans, da Nan Goldin
a Shirin Neshat, Cindy Sherman. Da Steve McCurry, con la straordinaria foto del
monaco di Shaolin che cammina sul muro (foto in alto), a Sebastiao Salgado e Vik Muniz.