C’è un donna che tiene sull’
occhio la lente di un obiettivo nel
manifesto della 75° Mostra del Cinema di Venezia. Quasi a rispondere e smentire
le ridicole accuse al direttore Alberto Barbera di non aver considerato le quote rosa nella regia dei film in
concorso. Uno dei pochi diretto da una donna è stato presentato il primo
giorno. E’ L’Enkas (The Truck)
dell’esordiente francese Sarah Marx per la sezione Orizzonti. Con una convincente
Sandrine Bonnaire nel ruolo della mamma depressa di un giovane malavitoso
appena uscito di prigione (il bravo Sandor Funtek visto in Nico). Una storia, come ha detto l’attrice, che parla di politica e di sociale,
ispirato alla regista dalla sua esperienza di teatro tra i detenuti. Forte, mai
violento, senza pietismo e retorica. Francese anche Doubles Vies di Olivier Assayas. Se qualcuno era fermo all’idea del
cinema francese anni ’80 espressione e garanzia di noia e staticità, con questo
film si ricrederà totalmente. Ironico, pungente, avvincente come un film
d’azione, sebbene completamente impostato sul dialogo. Si svolge a Parigi, nel
mondo dell’editoria tra bistrot e salotti alternativi-colti. I personaggi per
quanto emblematici del tipo intellettuale, non sono mai caricaturali, ma reali
e con notevoli sfumature. Molto humour con battute a raffica e a sorpresa. Come
l’idea di chiamare per l'audio-book un personaggio come Juliette Binoche, già nel film con il ruolo di un’attrice di
fiction. Per chi della Mostra del Cinema
apprezza atmosfera e cornice la novità di quest’anno è l’apertura dell’ Hotel
Des Bains, quello di Morte a Venezia,
splendido nella sua fatiscenza. Nei
grandi saloni con muri delabré una
mostra di foto sui 75 anni del festival, con premiazioni, attori, registi,
scatti di film che hanno fatto epoca.
venerdì 31 agosto 2018
mercoledì 22 agosto 2018
QUELLI CHE IL MARE
Per quelli che alla brezza marina preferiscono
l’aria condizionata. Per chi la sera sceglie la gimkana tra boutique grandi firme e disdegna la
passeggiata silenziosa alla luce della luna e di pochi lampioni. Per chi il
mare è sabbia-lettino-ombrellone. Per chi in estate non può rinunciare
all’apericena con r & b a manetta. Per chi al muro un po’ scrostato e
consumato dal mare preferisce la parete perfetta, finita ieri, uguale da
Caronno Pertusella a Toronto. Per chi il relax è solo il massaggio in una
superpublicizzata Spa. Per loro il Resort La Francesca di Bonassola non è il posto adatto. Ed è
forse anche per questo che piace a molti
altri che ci ritornano estate dopo estate. La posizione in sé è spettacolare,
in quell'immenso parco naturale ai confini con le Cinque Terre. Con quella strada
per raggiungerlo, non troppo impervia,
ma sufficientemente a curve per darti l’ebbrezza di entrare in un mondo
diverso. Una vegetazione folta che, finalmente, un piano regolatore ha impedito
di massacrare, in 15 ettari che
dall’alto scendono a una spiaggia di rocce e sassolini. Ben distanziati l’uno dall’altro cottage e villette di diverse dimensioni, tutti con un terrazzo affacciato sul mare. E
poi una serie di servizi comuni. Dal ristorante con terrazza vista costa, dove
i piatti liguri hanno la meglio sui postumi patetici della nouvelle cuisine. Ai
due campi da tennis, alle due piscine una per i grandi una per i bambini,
giudiziosamente distanziate. E a sorpresa nei vialetti (sempre in salita o in
discesa) sculture e installazioni di artisti giovani e non, informazioni su
percorsi e training, eccetera. Altro punto di ritrovo il bar, piccolo ma con ampia terrazza nel fitto del bosco. Qui i proprietari, Marco De Poli ex
regista e la moglie Giovanna con un passato di costumista per cinema e
pubblicità, oltre che viaggiatori instancabili per lavoro e passione,
organizzano incontri. L’ultimo ieri sera, con la presentazione del libro Neos. Un viaggio lungo vent’anni, pubblicato dall’Associazione di giornalisti di
viaggio Neos.
lunedì 20 agosto 2018
I BEATLES SON TORNATI...
…e sono sloveni. Non si fanno chiamare Scarafaggi ma Help come uno dei tanti album di successo dei Fab Four. Indossano completi
scuri, cravatta nera, camicia bianca, Chelsea
boots e in testa portano parrucche
nere, proprio come le capigliature dei quattro ragazzi di Liverpool agli esordi.
Si sono esibiti ieri sera in Piazza Colombo a Camogli. Con Love
me do, Please please me, Ticket
to ride, Yellow Submarine,
eccetera, hanno fatto ballare mezzo
paese sparso fra il porto e la scalinata della chiesa. Dai bambini stesi in
gruppi compatti davanti al palco, alle signore con mises intello-etniche. Per gli Help
è stato il primo concerto nella cittadina ligure ma per Camogli non è la prima
serata dedicata ai Beatles. Infatti, in agosto si svolge ogni anno
il Beatles
day Camogli, organizzato da un gruppo di nostalgici e appassionati riuniti dal 2017 nell’associazione E20 Iniziative Culturali, decisi a tenere vivo il mito dei
quattro. A precedere l’esibizione la premiazione dei primi tre racconti del
concorso Note raccontate. Vincitore, su una quarantina di concorrenti,
Lodovico Ferrari con Libertà.
La motivazione “Originale e ironico, pur trattando un tema serio quale la vecchiaia e la solitudine di tanti anziani…".
Con un finale “davvero spiazzante e indimenticabile” letto sul palco, con passione
e humour, dall'attore Vittorio Rostagno. Un tema, come ha detto la giuria, quello della
vecchiaia affrontato da molti degli aspiranti scrittori, in linea quindi con il
testo scelto per questo Beatles day,
e cioè Help!. Nel pomeriggio il Beatles Day si era aperto con una panoramica di brani di musica
anni ‘60-’70, eseguiti da band locali. Con l’esplicito titolo Non solo Beatles. Per accontentare
tutti…
domenica 12 agosto 2018
C' E' UN FONTANA NEL PARCO
Le sculture nel verde incuriosiscono e attraggono
anche chi di arte non si intende. Se poi si tratta di opere d’autore e il
contesto è un giardino che scende sul molo Umberto I° a Portofino, l’effetto
piacevole si moltiplica. E’ il Museo del
Parco, nato trentun anni fa dall’idea di Daniele Crippa, attuale direttore, che
raccoglie su tre ettari circa 200 sculture. L’ultima è stata accolta e festeggiata ieri. Si tratta di Bladelight Concert di Gioni David
Parra, scultore e scenografo toscano. Realizzata con piccoli blocchi di marmo
dai tagli asimmetrici per interessanti giochi di luci e ombre, racconta l’uomo
e il contatto con la natura. L’ambiente e il suo rispetto è anche il fil rouge
che lega molte opere. A cominciare dai suricati rosa shocking di Cracking Art
Group che svettano sul muro di
recinzione quasi a guardia del museo. O sempre degli stessi artisti le
chiocciole arancioni o il nugolo di tartarughe rane e gamberi di ogni colore
arrampicati su una casetta all’ingresso. Per continuare con il manifesto di
Joseph Beuys. Anche l’enorme rinoceronte di Stefano Bombardieri, imbragato per
il trasporto, sembra mettere in luce il
pessimo trattamento che l’uomo fa subire agli
animali. E poi ancora elefanti sovrapposti, enormi fiori di metallo. Non tutte le opere hanno un riferimento con la natura o l’ambiente, almeno così spiccato, ma la loro collocazione tra pini marittimi, cipressi, oleandri, palme, magnolie, camelie, compensa . Alcune sculture o installazioni sono esposte ben in vista con un grande spazio davanti, come la donna di Lucio Fontana del 1942, piuttosto che la torre di Babele in acciaio di Man Ray o il mosaico di Renato Guttuso. Altre sono un po’ da scoprire , in angoli nascosti. Come la strana figura di Daniel Spoerri o la scritta di Ben Vautier che nega l’esistenza dell’arte. O il grande mostro alato in bronzo che si protende sulla scalinata, il pergolato di campanelle o i pali metallici da cui escono inquietanti braccia umane. Un percorso fra arte e natura che riserva davvero molte sorprese, per cui è giusto programmare anche tre ore di visita. Il museo è aperto fino a settembre dalle 10 alle 13, dalle 15 alle 19. Escluso il martedì. www.museodiportofino.it
animali. E poi ancora elefanti sovrapposti, enormi fiori di metallo. Non tutte le opere hanno un riferimento con la natura o l’ambiente, almeno così spiccato, ma la loro collocazione tra pini marittimi, cipressi, oleandri, palme, magnolie, camelie, compensa . Alcune sculture o installazioni sono esposte ben in vista con un grande spazio davanti, come la donna di Lucio Fontana del 1942, piuttosto che la torre di Babele in acciaio di Man Ray o il mosaico di Renato Guttuso. Altre sono un po’ da scoprire , in angoli nascosti. Come la strana figura di Daniel Spoerri o la scritta di Ben Vautier che nega l’esistenza dell’arte. O il grande mostro alato in bronzo che si protende sulla scalinata, il pergolato di campanelle o i pali metallici da cui escono inquietanti braccia umane. Un percorso fra arte e natura che riserva davvero molte sorprese, per cui è giusto programmare anche tre ore di visita. Il museo è aperto fino a settembre dalle 10 alle 13, dalle 15 alle 19. Escluso il martedì. www.museodiportofino.it