mercoledì 30 novembre 2016

ARCHEOLOGI A NEW YORK



Guida archeologica del rock. Si potrebbe definire così New York Serenade, il libro, edito da Skira, che racconta attraverso le foto di Ciro Frank Schiappa e i testi di Michele Primi, i luoghi della città legati alla storia del rock. Alcuni, pochi, sono rimasti tali e quali, altri sono  cambiati. Possono essere stati l’abitazione di qualcuno o punti di ritrovo, di incontri, di primi concerti o semplicemente angoli ispiratori di qualche canzone. Ci sono posti conosciuti e rimasti tali come la casa in mattoni rossi a Brooklyn, dove nel 1967 andarono ad abitare per 80 dollari          al mese Patti Smith e Robert Mapplethorpe. O il Chelsea Hotel della memorabile canzone di Leonard Cohen, in cui lui evoca un rapporto sessuale in ascensore con Janis Joplin, come rivelerà anni dopo.  Quasi uguale il giardinetto che segna il confine tra Central Park e Harlem,  Accross 110th Street, che è anche il titolo  della canzone di Bobby Womack del 1972 (foto in basso). Altri luoghi sono completamente trasformati e sono stati riconosciuti per le  strisce pedonali o qualche altro dettaglio.  Come il night Club  Kansas City al 213 di Park Avenue South, frequentato da  Andy Warhol e dove Iggy Pop fu presentato a David Bowie . C’è la foto di una tavola calda che potrebbe essere il Tom’s Diner di Suzanne Vega dove lei racconta  la morte di un attore, individuato poi come William Holden. E c’è quell’angolo della Lexington con la 125th dove Lou Reed nella canzone incontrava il suo pusher. Ed era vita vissuta e tutto vero “tranne il prezzo dell’eroina” aveva commentato a suo tempo il rocker (foto al centro). Una farmacia sotto i viadotti di Queens Boulevard  ha sostituito il Pop Corn, locale dove i Kiss fecero il loro primo concerto nel 1973. Ad ascoltarli c’erano dieci persone, compreso lo staff. Da Springsteen a  Paul Simon, da Jimmy Hendrix a Woody Guthrie, a Bob Dylan, a tanti altri. Per ognuno di loro c’è uno o anche più luoghi fotografati. Di John Lennon e Yoko Ono c’è la casa dove abitavano. Non il Dakota in Central Park,  ma il loro primo appartamento in Bank Street, nel Village. Perché, come ha detto Schiappa, la musica di rottura come il rock, con le sue varie  correnti, nasce dalla rabbia e dove c’è disagio. Ed è questa la New York di Serenade.  

lunedì 28 novembre 2016

COME IN UN FILM



Mescolare pittura e scultura figurativa   con  installazioni  e arte astratta  non è un’operazione facile, ma è giusto tentarla. Specie se si trova un filo conduttore intrigante. Così è per La finestra sul cortile alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (dal 23 novembre  al 26 febbraio 2017). Il titolo spiega il modo di vedere la mostra, che ha per sottotitolo Scorci di collezioni private. Nelle sale della villa neoclassica di Via Palestro tra opere  da fine '800 a metà del '900 sono inserite altre contemporanee provenienti dalle raccolte Panza e Berlingieri. Il riferimento al film di Hitchcock è un invito a guardare con attenzione e curiosità, proprio come faceva Jeff-James Stewart. Per scoprire dettagli nascosti, cercare un’interpretazione e individuare i punti di contatto tra opere del passato e attuali. Queste  spesso con un messaggio. Come la carrozza impacchettata di Christo,  all’ingresso, che apre al viaggio nel museo, ma anche nel mondo. O le scritte di Joseph Kosuth che invitano al silenzio. O, affiancato all’autoritratto di Francesco Hayez novantenne, un ritratto di un signore con un naso da Pinocchio degli irriverenti Jake & Dinos Chapman. I due neon di Dan Flavin si inseriscono bene sui muri intorno allo scalone che porta al primo piano. Qui la riproduzione fotografica di una Saffo classica di Giulio Paolini convive con marmoree sculture napoleoniche. Le pietre dell’enorme Valle Pellice Stone Circle di Richard Long invadono e si confrontano con stucchi e colonne di uno dei saloni più grandi.  L’immobilità di Milky Way in travertino di Carl Andre si scontra (o si completa?) con il movimento di L’Americana di Giovanni Boldini. Si mimetizza   nell’ambiente il nucleo abitativo trasportabile, interessante installazione di Andrea Zittel. Le nature morte di Giorgio Morandi dialogano con gli oggetti vari di uso comune nel tavolo pop di Jonathan Seliger. A riassumere il tutto, quando il sole tramonta, le scritte luminose di Arthur Duff, da vedere dai tagli nei pannelli neri su due finestre . O direttamente all’esterno. Per concludere un percorso dove la sorpresa è continua. Tanto che nei giorni di sole quando un effetto di luce disegna strisce di colori sul pavimento, si può  scambiarle per un un’opera.   

mercoledì 23 novembre 2016

LA FORZA DELL'IMMAGINE



"Cosa sarebbe la moda senza la fotografia?” ha detto Domenico Piraina direttore di Palazzo Reale a Milano, presentando la mostra di Vanessa Beecroft (dal 24 al 29 novembre) nell’appartamento del Principe di Palazzo Reale. Fa parte del Photo Vogue Festival (a Milano dal 22 al 26 novembre). Lo propone  e lo cura la rivista che ha maggiormente contribuito a portare la fotografia di moda a livello di espressione artistica. Presieduto dal direttore di Vogue Franca Sozzani e diretto dalla senior photo editor Alessia Glaviano, il festival vuole diventare un appuntamento annuale. Coinvolge grandi maestri della fotografia, artisti, ma anche   emergenti. C’è infatti un’esposizione dedicata ai lavori dei giovani,  selezionati con uno scouting  sul canale PhotoVogue. Una particolare attenzione è data alle donne con The female Gaze, anch’essa nello spazio  industriale riconvertito di Base Milano. In mostra le fotografe che hanno rivoluzionato il modo di proporre il corpo e la figura femminile.  Come ha detto Glaviano sta succedendo nella fotografia quello che si era verificato nel cinema dove per  molto tempo la visione di un film era mediata da una prospettiva decisamente maschile. Da vedere gli scatti di Ellen Von Unwerth (foto in basso)  Isabelle Wenzel (foto in alto), e quelli di artiste  più che fotografe, come Nan Goldin, Cindy Sherman, Vanessa Beecroft. Di quest’ultima ci sono le polaroid scattate tra il 1993 e il 2016  riferite a sue performance, oltre a qualche scultura sempre sul tema del corpo femminile. “L’uso delle foto è necessario per la natura  effimera delle mie performance…è un modo per immobilizzare un ritratto” ha detto Beecroft, che si è dichiarata entusiasta e onorata  di avere i suoi lavori in quel contesto. Anche se forse il contrasto fra le foto così contemporanee e le tappezzerie e i soffitti affrescati non è sempre sufficientemente forte per  valorizzarle. A completare il festival, oltre a mostre in gallerie private, una serie di incontri e talk con artisti, critici d’arte, personaggi come  Mario Calabresi, direttore di La Repubblica.

lunedì 21 novembre 2016

I GIOVEDI' DEL BUON GUSTO



Parlare di prodotti a chilometro zero è un po’ eccessivo e  non va neanche tanto bene, dato che il negozio si trova in pieno centro di Milano, in Via Boccaccio al 14 . Ma parlare di massimo duecento chilometri è invece possibile e provato. Perché tutte le proposte di Gustorotondo provengono dal nord Italia, con solo qualche piccola eccezione dal centro. Aperto due anni fa da Maria Salvatoni, intraprendente signora con un passato di architetto, è diventato anche un punto d’incontro e non solo delle persone del quartiere. Tutti i giovedì sera all’ora dell’aperitivo viene  presentato un nuovo prodotto. E l’assaggio della novità diventa un modo di trovarsi. In pochi metri quadrati,  arredati con elegante rigore, sono concentrate  prelibatezze gastronomiche scovate su segnalazione e attento lavoro di ricerca da Maria, aiutata dal figlio bocconiano-filosofo. 
                       Dalle composte di pura frutta, senza alcuna aggiunta, agli sciroppi. Dalle conserve alle salsine speciali, all’olio di oliva extravergine, questo di provenienza toscana. Quanto al dolce, si va dal miele a deliziosi biscotti secchi perfetti da inzuppare, al cioccolato artigianale, fondente of course, ad amaretti, gianduiotti, cremini tutti piemontesi. Piccola e raffinata la scelta dei vini, protagonisti dello scorso giovedì. Veronese e centenaria una, friulana del 1789 l’altra, le cantine ospitate. Da provare Merlot, Recioto, Moscato e un  Prosecco doc biologico millesimato dal nome-garanzia Tasi  che in veneto significa “taci stai zitto” con un invito esplicito a godere del buon vino. Fino al mitico Amarone della Valpolicella Biologico, tenuto in botti di rovere per quattro anni. Il prossimo e ultimo giovedì del 2016 sarà dedicato al Natale per cui Gustorotondo prevede speciali confezioni regalo. E per chi non può partecipare fisicamente  c’è  l’e-commerce (www.gustorotondo.it). Qui si può richiedere la newsletter per essere informati sulle novità e ordinare i prodotti con consegna gratuita.