Un ritorno atteso quello di Antonello Taurino, in prima ieri, al Teatro della Cooperativa di Milano. Nessun dubbio che non avrebbe deluso, difficile però immaginare che avrebbe potuto superare le aspettative, come è stato. Il format di Sono Bravo con la lingua. Una storia di fonemi, idiomi, linguistica e computer, scritto da Taurino con Carlo Turati, è lo stesso del precedente spettacolo. Solo sul palcoscenico, all’accendersi delle luci Taurino parla al cellulare con la madre. Sta aspettando una conferma per la sua partenza per Silicon Valley dove, grazie all’intermediazione di un parente, è richiesto da un’azienda hi–tech per la sua conoscenza di lingue antiche. Peraltro pochissimo apprezzata in Italia, come racconta.
Ma alla mamma quello che interessa è fare avere un pacco di taralli, lui è pugliese, al cugino e vuole assolutamente sapere a che gusto. Questo il tormentone che interrompe ogni tanto la disquisizione sulle parole, sulle traduzioni in altre lingue, appunto sui fonemi, gli aforismi, le etimologie che si amplia questa volta con le figure retoriche, fino ad arrivare alle frasi palindrome(esempio: Il burino con i rubli, definizione di Putin). Il tutto con continui riferimenti all’attualità e ai suoi personaggi, senza mai indulgere sugli effetti facili. O con interessanti dissertazioni sui meccanismi del linguaggio, sulla sua nascita, sulle coincidenze e le dissonanze dei vari idiomi nel mondo. E questo Taurino lo fa non solo senza mai mettersi in cattedra, nonostante la sua formazione da docente, ma facendo diventare le informazioni la base di argomentazioni con traguardi di comicità irresistibili. E soprattutto assolutamente inediti. L’unico difetto dello spettacolo, se così si può dire, è quello di essere talmente intriso di comicità, che all’uscita dal teatro riesce difficile riuscire a ricordare anche una decima parte delle frasi dette. Sono bravo con la lingua è al Teatro della Cooperativa da ieri al 4 febbraio, per riprendere poi dal 9 all’11 febbraio.