Il nuovo eroe non è il personaggio da fumetto in
calzamaglia, ma l’uomo qualunque che compie il suo dovere nel quotidiano: il
sindaco o la famiglia che accoglie i migranti, i poliziotti di Sesto
S.Giovanni, il ragazzo che salva il bambino sotto le macerie o chi si butta in
un fiume per recuperare uno sconosciuto. E poi c’è il pilota americano dalla cui storia Clint Eastwood ha tratto il
biopic Sully. Genova ieri ne ha
ricordato un altro, ignorato per sessant’anni. E’ Piero Calamai il comandante
dell’Andrea Doria, la nave colata a picco poche ore prima del suo arrivo a New
York, speronata da un mercantile svedese, nel
luglio del 1956. A lui è stata dedicata la sala all’ultimo piano del Galata Museo del Mare. Con una cerimonia solenne, che un allarme bomba prontamente risolto, non ha disturbato. Da vedere qui, fino al 30 maggio, la mostra La nave più bella del mondo .Un allestimento essenziale ma non freddo, senza retorica ma con dovizia di documentazione e riferimenti, molti dei quali provenienti dalla Fondazione Ansaldo. Nessuna immagine ruffiana o strappalacrime, ma foto, didascalie, scritti esaurienti e piccoli pezzi di vita. Dalle foto delle bellezze in costume da bagno sul ponte alla piccola teca con gli eleganti servizi di bordo, dai programmi della giornata per gli ospiti di prima classe al modellino della nave. Fino alle lettere dei naviganti, alla chiave della cabina che la ragazza del baby club conservò per anni come portafortuna, alla camicia a scacchi prestata a un marinaio. E poi racconti e testimonianze scritte di quei coraggiosi che, in piena notte e con le scialuppe di un lato della nave completamente inutilizzabili, riuscirono a portare in salvo le oltre 1600 persone a bordo. Morirono 46 passeggeri, di cui i più per l’impatto o a terra in seguito. Molte le copertine o le pagine dei giornali italiani e stranieri che titolarono sulla tragedia. Gran parte del percorso espositivo ha un’inclinazione del 30% per evocare la situazione d’ instabilità a bordo. Con addirittura un angolo in cui l’inclinazione è maggiorata proprio come nel naufragio. Il Comandante Calamai non solo si prodigò fino all’ultimo, ma dovette essere tratto a forza fuori, perché deciso ad affondare con la nave. Eppure la burocrazia dei controlli, le assicurazioni, le segnalazioni di passeggeri disonesti desiderosi di ottenere rimborsi lo accusarono di non aver fatto il suo dovere. Fu mandato in pensione anticipata e con molti dubbi sul suo conto.La mostra non prende posizione, si limita a raccontare i fatti che,venuti a galla in tutta la loro verità anni dopo,confermano l’eroe.
Difficile riuscire in un pomeriggio o in una mattina visitare gli altri tre piani del museo con la collezione permanente che comprende anche il sommergibile all’esterno. Obbligatoria e irrinunciabile, però, la terrazza Mirador con vista sul porto da una parte, e i settecenteschi palazzi di Via Gramsci dell’altra. Un vero spettacolo che cambia continuamente a seconda della luce.
luglio del 1956. A lui è stata dedicata la sala all’ultimo piano del Galata Museo del Mare. Con una cerimonia solenne, che un allarme bomba prontamente risolto, non ha disturbato. Da vedere qui, fino al 30 maggio, la mostra La nave più bella del mondo .Un allestimento essenziale ma non freddo, senza retorica ma con dovizia di documentazione e riferimenti, molti dei quali provenienti dalla Fondazione Ansaldo. Nessuna immagine ruffiana o strappalacrime, ma foto, didascalie, scritti esaurienti e piccoli pezzi di vita. Dalle foto delle bellezze in costume da bagno sul ponte alla piccola teca con gli eleganti servizi di bordo, dai programmi della giornata per gli ospiti di prima classe al modellino della nave. Fino alle lettere dei naviganti, alla chiave della cabina che la ragazza del baby club conservò per anni come portafortuna, alla camicia a scacchi prestata a un marinaio. E poi racconti e testimonianze scritte di quei coraggiosi che, in piena notte e con le scialuppe di un lato della nave completamente inutilizzabili, riuscirono a portare in salvo le oltre 1600 persone a bordo. Morirono 46 passeggeri, di cui i più per l’impatto o a terra in seguito. Molte le copertine o le pagine dei giornali italiani e stranieri che titolarono sulla tragedia. Gran parte del percorso espositivo ha un’inclinazione del 30% per evocare la situazione d’ instabilità a bordo. Con addirittura un angolo in cui l’inclinazione è maggiorata proprio come nel naufragio. Il Comandante Calamai non solo si prodigò fino all’ultimo, ma dovette essere tratto a forza fuori, perché deciso ad affondare con la nave. Eppure la burocrazia dei controlli, le assicurazioni, le segnalazioni di passeggeri disonesti desiderosi di ottenere rimborsi lo accusarono di non aver fatto il suo dovere. Fu mandato in pensione anticipata e con molti dubbi sul suo conto.La mostra non prende posizione, si limita a raccontare i fatti che,venuti a galla in tutta la loro verità anni dopo,confermano l’eroe.
Difficile riuscire in un pomeriggio o in una mattina visitare gli altri tre piani del museo con la collezione permanente che comprende anche il sommergibile all’esterno. Obbligatoria e irrinunciabile, però, la terrazza Mirador con vista sul porto da una parte, e i settecenteschi palazzi di Via Gramsci dell’altra. Un vero spettacolo che cambia continuamente a seconda della luce.