giovedì 30 maggio 2013

FATTI DI COSTUME


E’ il tormentone delle pre-estati, non Il Tormentone, ma uno dei  tormentoni di spicco: “Basta con il bikini, quest’anno è di moda il costume intero”.  Ormai non ci crede più nessuno. E’ un al lupo al lupo, in cui cascano pochissime. Nelle vetrine, certo, sono esposti spesso gli  interi, ma la scelta di bikini all’interno del negozio o del grande magazzino continua a essere superiore. Anche in spiaggia   sono rari  e sono portati dalle stesse signore che li avrebbero indossati cinquant’anni fa. Con l’aggiunta  delle donne incinte che ostentano senza problema pancioni con ombelichi deformati. Decenni fa il pluricinquantenne bikini era considerato sexy, tanto che le più timide e pudiche (o le più maliziose?) ne giustificavano l’uso con il fatto che si asciugava più rapidamente. Ora  è  di certo più  sexy l’intero, con quella stimolante nudità da indovinare o interpretare. E allora perché si preferisce il bikini? La risposta è facile: un brutto bikini non si nota, un costume intero mal fatto e di pessima qualità è inelegante e antiestetico, proprio come un brutto  abito. E poi ancora il bikini  confonde le idee sui difetti fisici, il costume intero può a malapena mimetizzare la pancia, ma facilmente schiaccia il seno. Ed ecco perché il buon taglio è fondamentale. Oltre al colore, naturalmente.
Sul colore punta la neonata linea di costumi interi Muryx creata da Ana Cristina Nasi e dalla figlia Julia. Il modello è quello assoluto del mitico olimpionico, in  versione più  o meno sgambata e scollata in Lycra di undici colori. Simplicity, style, seduction, small luggage: sono le quattro esse su cui hanno puntato le stiliste da vere socialite. Cioè un costume leggerissimo, che non occupa spazio in valigia, perfetto dalla spiaggia della mattina all’aperitivo della sera, completato con jeans, gonna o uno dei copricostumi della collezione. E da accessoriare con collane e bracciali in tinta. Per ora Muryx si acquista nella Boutique di Giò Moretti a Milano o on line (www.muryx.com), ma presto sarà nei luoghi deputati del “beach chic”.   

mercoledì 29 maggio 2013

CINE, CILE...E MESSICO


 Gael Garcia Bernal
In venti giorni ha scalato le classifiche, nonostante i forti concorrenti.  “No. I giorni dell’arcobaleno” del cileno Pablo Larrain è piaciuto per la rara caratteristica di essere profondo e divertente nello stesso tempo.  Racconta di quando nel 1988 il dittatore Pinochet è costretto dalle pressioni internazionali a indire un referendum per decidere sulla  sua presidenza per altri 8 anni. Sicuro  di vincere, grazie a disinformazione generale e falsità istituzionalizzate, da condire con brogli e ricatti. L’opposizione affida la campagna di quei pochi 15 minuti quotidiani concessi in televisione a un giovane   pubblicitario René Saavedra. Che invece di puntare sugli orrori della dittatura, punta sull’allegria che il no a Pinochet potrebbe portare al paese. Con un uso di immagini e jingle da spot per prodotti di largo consumo. E i no vincono  nonostante le pesanti intimidazioni  al gruppo creativo e in particolare a Saavedra e alla  campagna televisiva  del sì, retorica, vecchio stile, in mala fede e infarcita di bugie, ma diffusa per molte ore al giorno.   A interpretare il  ruolo  del geniale pubblicitario uno straordinario e convincente  Gael Garcia Bernal.    Trentaquattro anni, messicano, l’attore ha sempre lavorato in film di spessore sociale e politico. Da “Amores perros” rivelazione del messicano Inarritu ai “Diari della motocicletta” che gli ha fruttato il soprannome di Ché del cinema.  Il suo impegno, d’altra parte,  non si limita allo schermo ma è forte anche nella vita privata, tanto da aver creato un’associazione per promuovere i documentari di informazione socio-culturale. Bernal sta ora lavorando in Messico, dove vive,  in una  versione post apocalittica di Zorro dal titolo “Zorro Reborn”, del regista peruviano Ricardo de Montreuil, che sarà  nelle sale  nel 2014. In cui sembra si vedrà pochissimo del Messico e del suo paesaggio.
Invece, per saperne di più sul Messico, su  località sconosciute e meno ovvie è appena uscita “Guida verde del Messico” (Touring Editore) di Pietro Tarallo che sarà presentata all’ambasciata del Messico di Roma il 31 maggio. L’itinerario tocca tutte le mete tradizionali dal Chiapas allo Yucatan, alla Bassa California, ma di ognuna di queste svela bellezze e curiosità nascoste ai più. 

sabato 25 maggio 2013

DIARIO DI UN CANE LAPO


Si chiama Lapo, è un labrador. La mattina lo portano a correre in un parco cittadino. Non è il massimo per lui che sogna i grandi spazi suggestionato dalle pubblicità in TV, ma sa che è importante per nuove conoscenze e odori inediti. Appena sguinzagliato, con l'odorato a tutto gas, parte all’impazzata. "E’ arrivato Aldo, quante arie! C'è Zibo, è  un osso duro!  Laggiù c'è un piccoletto nero. Non l'ho mai visto. Il suo padrone non  mi piace. Padrone come la mia ce ne sono poche. Mi lascia fare quello che voglio, mi dà da mangiare piuttosto bene, sempre uguale, ma in fondo io sono un abitudinario. Ho una stanza tutta per me. La sera posso guardare la TV. E poi, come ho sentito dire, con Lei c'è l'imprinting.  Ma cosa succede laggiù? Perché abbaia Hamilton, un setter che piace molto alle femmine? La padrona lo sta sgridando. Come è severa! Ma lui come fa ad avere così successo. Vado ad annusarlo e cerco di capire. Anch'io seguo le femmine e le annuso proprio come fa lui, però con lui quelle si buttano a pancia all'aria e lanciano gridolini di gioia,   con me si rivoltano stizzite. Lei ha sempre paura che mi mordano. Io ho cercato di farle capire che tra noi si scherza, come dicono gli umani fa parte del nostro rituale. Ma perché non sono simpatico a Hamilton? Ci terrei tanto a diventare suo amico. Ogni mattina gli vado incontro, una volta gli ho ceduto perfino un sasso, ma lui non mi degna di uno sguardo. Lei sostiene che è uno snob, che ci sono anche delle persone che fanno così.   Allora vado da Zibo. Non mi piace, anzi per dire la verità, mi fa un po' paura. Ho sentito i padroni dire che è un capo. Solo perché è un pastore tedesco? Sono finiti i tempi. Si, certo lui è forte, riesce a portare in bocca legni grossissimi e stamattina ha già fatto la pipì su tutta quella fila di alberi. Ma se io mi metto di impegno, nel giro di qualche minuto riesco a coprirgliele tutte le sue pipì. Lei ha finito di leggere il giornale, ha l'aria nervosa, mi sta chiamando. L'unica è fingere di niente. Si è fermata a parlare con il padrone di una boxer tigrata di cui non ricordo il nome. Non mi piace più, mi sono reso conto che fra noi non c'è dialogo. Stanno parlando di me. La sento con la sua vocetta dire "Lapo non ubbidisce mai". Non la capisco. Tutta questa fretta per sedersi davanti a un tavolo, dove non c'è neanche un piattino piccolissimo con del cibo. Ci sono certi padroni che si mettono in bocca una cosa sottile e bianca che brucia un po'. Io l'ho provata, è cattivissima. Ma Lei neanche quello. Ora è meglio che mi avvicini, se no mi fa quel lungo discorso di cui capisco solo "cane cattivo". Io devo stare con la testa e la coda bassa. Non so bene a cosa serva, ma so che Lei ci tiene. D'altra parte se non lo faccio, non mi dà il biscotto. Eccomi arrivato vicino alle sue gambe. Mi mette il guinzaglio. Oh, che bella carezza! Lei è la migliore e poi quando dice "Bravo Lapo", io non capisco più niente, perdo la testa, non riesco più a tenere ferma la coda. Solo Lei riesce a dirlo così bene".