Nell’era di photoshop è strano parlare di quello
che si può fare con una macchina fotografica. Per Mila de Franco, biologa solo
di formazione, si tratta di macrofotografia. Niente di nuovo
apparentemente. Se non fosse che questo tipo
di fotografia “nelle sue mani” invece di dare spazio a una scientificità acuta
quanto austera, dà via libera a una fantasia selvaggia, senza schemi. Dove
l’unico criterio seguito è una passione al limite del maniacale per i fiori. I
fiori ripresi a distanze ravvicinatissime e ingranditi nei dettagli diventano
delle astrazioni. Proprio come nella pittura informale, prevale l’intreccio delle linee e il
sovrapporsi o l’affiancarsi dei colori.
Clematis secondo Mila de Franco |
La mostra al Caffé Letterario di Bergamo |
Ogni foto-quadro ha una sua didascalia-titolo, ma è
inutile cercare di capire il soggetto da
cui Mila è partita. Fa parte di un racconto di viaggio attraverso i fiori. A completarlo, o meglio a spiegarlo, 22 grandi carte da gioco, con pensieri e
detti sull’argomento. Sul filo dell’humour, come conferma il titolo della mostra
“Afjorismi di Mila-da lontano era un fiore”. Difficile immaginarla, leggendone.
Facile appassionarsene, vedendola. Si può fino al 10 aprile al Caffè Letterario
( Via S.Bernardino 52) a Bergamo, piacevole locale con una singolare frequentazione
cultural-multietnica, che potrebbe trovarsi a Manhattan. E poi dall’11, data
del vernissage, al 18, a Milano, alla Botanica Caremoli Capo Verde (Via
Leoncavallo 16).
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